L’anno scorso, quando a Novi Ligure venne presentato il nuovo stabilimento della Campari, non vennero fatte troppe domande sul perchè la sede di uno dei marchi italiani più famosi nel mondo fosse approdata in Lussemburgo. Ieri la risposta è arrivata dalla Procura di Monza e dalla Guardia di finanza: l’operazione di spostamento all’estero della base sociale avrebbe portato a sottrarre al fisco italiano una colossale quantità di tasse. Ieri, su richiesta dei pm è scattato il sequestro di azioni per poco meno di 1,3 miliardi di euro della Lagfin, la finanziaria di diritto lussemburghese in cui sono confluiti i pacchetti di controllo della storica azienda, la Davide Campari & Co. di Milano. In serata Lagfin precisa che «la questione attiene un contenzioso fiscale in essere da circa due anni e che non ha mai riguardato in alcun modo il gruppo Campari». Sotto il marchio Campari si ritrovano numerosi prodotti internazionali, acquisiti nel corso degli anni, e due marchi storici del made in Italy, il Crodino e soprattutto l’Aperol, che insieme al bitter originale si spartisce il business planetario dello spriz: solo di Aperol vengono prodotte e vendute 90 milioni di bottiglie l’anno. Dietro questo successo, secondo le indagini della Gdf di Milano scaturite da una serie di accertamenti fiscali, c’è una operazione di esterovestizione. «L’indagine - si legge nelle carte - ha preso avvio da una verifica fiscale nei confronti della predetta holding la quale, a seguito di una operazione straordinaria di fusione per incorporazione, ha assorbito la propria controllata italiana». «Il gruppo ha solo formalmente trasferito gli asset detenuti dalla società italiana a una branch domestica, mentre la gestione effettiva del ramo d’azienda veniva esercitata a livello di casa madre estera». Di fatto, secondo l’accusa, «non sono state dichiarate le plusvalenze da exit tax per oltre 5,3 miliardi». L’indagine delle fiamme gialle ha portato a iscrivere nel registro degli indagati sia l’amministratore formale dell’azienda, Giovanni Berto, che il vero dominus di Campari: Luca Garavoglia, figlio di quel Domenico Garavoglia dal 1984 controllore del marchio Campari. Luca Garavoglia è attualmente indicato come il 778esimo uomo più ricco del mondo. A entrambi viene contestato il reato di dichiarazione fraudolenta mediante artifici. Insieme ai due amministratori la Procura ha iscritto nel registro degli indagati per evasione fiscale anche la Lagfin, in base alla legge sulla responsabilità penale delle persone giuridiche.
Che in casa Campari le acque fossero agitate si era intuito già lo scorso anno, quando l’amministratore delegato Matteo Fantacchiotti si era dimesso dopo appena cinque mesi dalla nomina. In quell’occasione Garavoglia, per dimostrare la fiducia nella solidità del gruppo, aveva proceduto all’acquisto di azioni per oltre 100 milioni.