Meta AI "obbligatoria" su WhatsApp rischia di costar cara a Zuckerberg

L'intelligenza artificiale integrata dal mese di marzo sarebbe un'imposizione verso tutti gli utenti che possono rimanere "bloccati" o dipendenti. Aperta un'istruttoria per posizione dominante

Meta AI "obbligatoria" su WhatsApp rischia di costar cara a Zuckerberg
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Guai in vista per Meta, in questo caso WhatsApp di proprietà della multinazionale americana con sede a Menlo Park, California: l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) ha avvitato un procedimento istruttorio di comune accordo con la Commissione Europea per un presunto abuso di posizione dominante da marzo 2025 per quanto riguarda il suo prodotto di intelligenza artificiale chiamato Meta AI.

Quali sono le accuse

Da alcuni mesi tutti noi ci siamo accorti che all'interno di WhatsApp si trova quella sfera colorata che fornisce qualsiasi tipo di risposta utilizzando modelli basati sull'intelligenza artificiale. Secondo l'accusa sarebbe stato violato l'articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea. "Meta, che detiene una posizione dominante nel mercato dei servizi di comunicazione via app, a partire da marzo 2025 ha deciso di pre-installare il proprio servizio di intelligenza artificiale, denominato Meta AI, abbinandolo all'app WhatsApp senza che gli utenti lo abbiano chiesto".

Un servizio "imposto" agli utenti

Secondo l'Antitrust, anche la posizione di Meta AI sulla schermata principale e integrata nella barra di ricerca sarebbe scorretta. "Attraverso l'abbinamento di Meta AI con WhatsApp, Meta appare in grado di trainare la propria base utenti nel nuovo mercato, non attraverso una concorrenza basata sui meriti, ma 'imponendo' agli utenti la disponibilità dei due servizi distinti con potenziale pregiudizio dei servizi concorrenti", spiega la nota.

Da qui, dunque, esisterebbe il rischio che tutti gli utenti possano restare "bloccati o funzionalmente dipendenti da Meta AI". Nella giornata di lunedì i funzionari dell'Autorità hanno svolto ispezioni nelle sedi della controllata italiana di Meta, Facebook Italy Srl, con l'aiuto del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza.

La risposta di Meta

"Offrire accesso gratuito alle nostre funzionalità di intelligenza artificiale su WhatsApp dà a milioni di italiani la possibilità di scegliere di usare l'IA in un ambiente che già conoscono, di cui si fidano e che comprendono. Stiamo collaborando pienamente con l'Autorità italiana garante della concorrenza": è questa la posizione della controllata italiana di Meta secondo le parole di un suo portavoce che ha risposto in merito all'istruttoria avviata dall'Antitrust per presunto abuso di posizione dominante.

La nota del Codacons

"Siamo soddisfatti per l'apertura dell'istruttoria da parte dall'Antitrust e, se saranno accertate condotte illecite, avvieremo le dovute azioni legali a tutela degli utenti che si sono visti imporre il servizio di IA senza alcun consenso": lo ha dichiarato il Codacons aggiungendo che è stato accolto l'esposto inoltrato a marzo da parte dell'associazione dei consumatori. "La condotta posta in essere da Meta Platforms nella gestione dell'integrazione forzata di Meta AI all'interno dell'app WhatsApp apparirebbe lesiva di una pluralità di disposizioni normative europee e nazionali.

Non parrebbe esservi, infatti, alcun consenso preventivo, esplicito e libero, come richiesto anche dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia Ue, la quale ha più volte ribadito che il consenso non può essere presunto né imposto per default", ha spiegato il Codacons sottolineando che questa condotta rientrerebbe in una possibile "pratica commerciale scorretta vietata dal Codice del Consumo, in quanto l'imposizione unilaterale di una funzione potenzialmente invasiva si presenterebbe come "miglioramento" del servizio, quando in realtà risulterebbe essere volta a raccogliere dati e a fidelizzare l'utente attraverso tecniche persuasive, tanto da arrivare a falsare in modo rilevante il comportamento economico del consumatore medio".

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