Meta non firma il codice Ue sull'Ia: "Troppe incertezze giuridiche"

Il colosso di Zuckerberg boccia il decalogo di buone pratiche: "Bruxelles imbocca la strada sbagliata"

Meta non firma il codice Ue sull'Ia: "Troppe incertezze giuridiche"
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Non accenna a placarsi la bufera sull'AI Act, la legge europea sull'intelligenza artificiale, in vigore da poco meno di un anno, non ancora entrata a pieno regime. L'ultimo capitolo della saga porta la firma di Meta, il colosso social di Mark Zuckerberg. "L'Europa - ha avvertito il suo Chief Global Affairs Officer Joel Kaplan - sta imboccando la strada sbagliata".

Da mesi il terreno di scontro tra Bruxelles e le Big Tech è il Codice di buone pratiche sui modelli di IA per finalità generali (Gpai). Si tratta di uno strumento, la cui adesione è volontaria, in cui si specificano le regole contenute nell'AI Act sui modelli Gpai, in particolare quelli con rischi sistemici come Gpt-4 di OpenAI, Gemini di Google e Grok di xAI. Insieme alle pratiche vietate, come il riconoscimento facciale, quello dei modelli Gpai è stato il punto più controverso del negoziato fiume - più di 36 ore - che aveva portato al via libera dell'AI Act, prima legge del mondo in materia. Ora che si avvicina la fatidica data del 2 agosto - giorno in cui scatteranno le regole sui modelli Gpai - la pressione è tornata a intensificarsi, tanto da far slittare da maggio a luglio la stesura del Codice, elaborato da 13 esperti indipendenti, con il contributo di oltre mille parti interessate. Lo strumento, pensato da Bruxelles come una bussola per orientare gli sviluppatori di modelli Gpai nell'intricata messa a punto della legge, è stato preso d'assalto dalle Big Tech, con lo zampino di Washington, per annacquare un testo ritenuto un freno all'innovazione.

Tentativo in parte fallito. Per Brando Benifei (S&D) e Michael McNamara (Renew), co-presidenti del gruppo di lavoro del Parlamento europeo sull'AI Act, è stato raggiunto "un compromesso che mantiene le protezioni fondamentali", in particolare sotto il profilo della trasparenza, del monitoraggio dei rischi e dei diritti fondamentali. Fatta salva la ratio dell'AI Act, che rischiava di uscirne stravolta, il Codice, che dovrà passare al vaglio della Commissione e dei Ventisette, ha tuttavia diluito i termini di attuazione per venire incontro alle preoccupazioni del comparto. Se tanto è bastato per OpenAI ad annunciare la sua intenzione a sottoscrivere il testo "a condizione che resti com'è", lo stesso non è accaduto per Meta, che ha annunciato la sua defezione.

La società di Zuckerberg ha lamentato "incertezze giuridiche" e "misure che vanno ben oltre l'ambito di applicazione dell'AI Act". Un brutto colpo per Palazzo Berlaymont che in contemporanea presentava le linee guida ad integrazione del Codice di buone pratiche. Che tra pressioni, avvertimenti e defezioni rischia di diventare una tigre di carta.

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