Nino Materi
A Roma uno scoop giornalistico del Messaggero ha dato il via a uninchiesta giudiziaria in grande stile, a Milano le forze dellordine seguono il «fenomeno» con attenzione. Tanto che, nei giorni scorsi, non è passata inosservata la distribuzione di un nuovo giornaletto dedicato alle «giovani cubiste» offerto davanti ad alcune scuole superiori e medie; in questultimo caso, ovviamente, le studentesse beneficiarie dellomaggio erano minorenni, benché con una gran voglia di sentirsi già «grandi».
Ed è proprio su questo «nervo scoperto» delle adolescenti che i furbacchioni delle discoteche giocano sporco. Il metodo è collaudato: mandare - in coincidenza con lorario della campanella dingresso e di uscita delle scolaresche - «pr» di 17-18 anni a fare opera di «proselitismo» presso i propri coetanei. Ma da un po di tempo il trend è cambiato: le ragazzine «under 14» che fino a qualche anno fa erano considerate fuori target per la discoteca (o quantomeno per il ruolo di cubista), oggi sono considerate «merce» ricercata. Basta farle abbordare da un ragazzetto con abbigliamento, faccia e parlantina giusti e il gioco è fatto. Instaurato il contatto, si passa alla fase due: linvito in discoteca, gratis ovviamente per la «carina» del gruppo e per le sue amiche.
Una volta in discoteca, parte loperazione tre: la proposta di diventare una «ragazza immagine»; prospettiva - questultima - capace di gasare a mille perfino una santa Maria Goretti, figuriamoci una lettrice di Top Girl o di Cioè. Basta poco per scoprire che dietro quelle due paroline «ragazza-immagine» ne sintetizzano una terza, forse meno suggestiva ma altrettanto attraente per lego acerbo ma pronto a deflagrare di una studentessa di scuola media: cubista. Lolite a ritmo dance per le quali i giovani (ma soprattutto gli ex giovani) vanno matti tanto da scegliere solo discoteche con baby cubiste in bella evidenza. Lì dove, per «bella evidenza», si intendono corpi generosamente spogliati. E qui arriviamo al punto quattro, quello cioè dove si rischia di passare dal lecito al reato: le ragazzine vengono infatti invitate a usare un abbigliamento osè (fornito spesso dagli stessi gestori del locale) e ad essere «gentili» con i clienti. Ma a 14 anni «gentile» può significare tutto e nulla. Allora, ecco arrivare il «bonus»: dai 50 ai 100 euro per una serata da 4-5 ore ininterrotte di «cubo» con la musica a palla e le luci che ti fanno sentire proprio come una di quelle che si vedono in tv. Bastano pochi mesi di questa «cura» speciale e addio remore. Per più sveglie il «bonus» di trasforma in «super bonus»: la paghetta sale fino a 300 euro a sera e, davanti alla prospettiva di arrotondare con gli «extra», qualcuna rischia di finire davvero male.
Intanto, per cercare di stroncare sul nascere lallarme baby-cubiste, nella capitale già dal mese scorso sono stati attivati degli operatori sociali del Comune col compito di infiltrarsi nelle discoteche. A proporre la task force anti-lolite è stato direttamente il prefetto di Roma, Achille Serra, che ha inoltre chiesto una maggiore collaborazione ai gestori dei locali: «Stiamo parlando di un fenomeno che non possiamo affrontare con una risposta di tipo repressivo. L'intervento delle forze dell'ordine e provvedimenti di chiusura dei locali devono rappresentare solo l'ultima spiaggia. Senza contare che, nella confusione delle luci, è difficile accorgersi che queste cubiste così seducenti non sono ancora delle teen-agers».
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