Baby pensionati a peso d’oro: paga la Calabria

da Milano

Qualche mese fa alla Regione Calabria c’erano 521 tra dipendenti e funzionari regionali a un passo dalla pensione. Convincerli ad anticipare l’uscita dal lavoro è stato facile. Per loro fortuna, c’è una legge regionale che prevede un «aiutino» molto interessante. Soldi: tanti, benedetti e subito. L’articolo 7 della legge n° 8 del 2005, che per ironia della sorte parla di misure per «realizzare il necessario contenimento della spesa corrente e per accelerare il processo di riorganizzazione dell’Amministrazione regionale», prevede infatti «un’indennità supplementare pari a otto mensilità della retribuzione lorda spettante alla data della predetta risoluzione, per ogni anno derivante dalla differenza fra 65 anni e l’età anagrafica individuale, espressa in anni, posseduta alla data di cessazione del rapporto di lavoro, calcolati per un massimo di sei anni». In pratica, dai 100mila ai 570mila euro a testa, ai quali va aggiunta la liquidazione.
«Si tratta di oltre 50 milioni di euro - denuncia Franco Corbelli, presidente del movimento Diritti Civili -, questi assurdi privilegi degli incentivi d’oro devono finire immediatamente. Siamo pronti a promuovere un referendum per cancellare questa legge vergogna». Nell’elenco dei 521 baby pensionati ricoperti di euro dalla Regione Calabria ci sono 32 dirigenti, tra i quali tre sindacalisti della Cisl e soprattutto Andrea Iovene, che quest’anno ha portato a casa una maxi indennità da 578mila euro. Iovene è un ormai ex dirigente generale all’Urbanistica alla Regione, ed è soprattutto il fratello del senatore calabrese dei Ds Nuccio Iovene. Un legame di parentela che certo non gli ha impedito, da poco più di un anno, di ricoprire anche la carica di assessore all’Urbanistica al Comune di Lametia Terme.
«L’opinione pubblica deve essere messa a conoscenza di questa grave e incredibile vicenda - protesta Corbelli -. In una regione come la Calabria, afflitta da mille problemi, con il tasso di disoccupazione giovanile più alto d’Europa, con situazioni di grande disagio sociale, i soldi dello Stato vanno spesi con grande oculatezza, senso di responsabilità e soprattutto di rispetto verso chi vive in condizioni di indigenza».
Lo scandalo potrebbe gonfiarsi ulteriormente, visto che, secondo alcune indiscrezioni rilanciate dai giornali locali, alcuni dirigenti usciti dalla porta potrebbero rientrare dalla finestra grazie a consulenze che si annunciano altrettanto generose quanto le maxi indennità. Una mossa dal sapore clientelare, commentano i principali giornali calabresi, visto che il maxi esodo irrompe sulla scena a poche settimane da una tornata amministrativa che coinvolgerà Reggio Calabria, Castrovillari, Paola, Corigliano e altri comuni importanti. «Dobbiamo registrare il sostanziale fallimento di una legge nata male e gestita peggio», sentenzia la Cgil Calabria. «La norma del 2005, che si proponeva di svecchiare la Regione di oltre mille unità, si è risolta con l’esodo di 521 persone ma, soprattutto, di 32 dirigenti che percepiranno indennità di centinaia di migliaia di euro. E già si profila l’assunzione di nuovi dirigenti».
L’ex presidente di Confindustria della Calabria, Filippo Callipo, manifesta tutto il suo sdegno: «Se un imprenditore decidesse di fare con i propri dirigenti ciò che la Regione ha fatto con i suoi, pagandoli a peso d’oro perché lasciassero il posto, come minimo si direbbe che è un pazzo».
A difendere d’ufficio la contestata legge è in serata il governatore calabrese Agazio Loiero: «Non condivido questa legge approvata dal Consiglio regionale precedente, a maggioranza di centrodestra, ma voglio precisare che questa legge non provocherà gli effetti su cui si sta cercando di montare uno scandalo. Non ci sono regalie.

L’esodo incentivato consentirà un abbattimento del cinquanta per cento dei posti dirigenziali che sono stati soppressi e quindi un notevole vantaggio per la Regione». E per qualche centinaio di calabresi.
felice.manti@ilgiornale.it

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