Bacchettate dei carabinieri «Pisapia non vuole soldati? Li sposteremo in provincia»

«Caro Pisapia, se non vuoi l’esercito in città, lo sposteremo in provincia dove ne abbiamo bisogno» firmato Sergio Pascali, comandante provinciale dei Carabinieri. Il tono è un po’ più diplomatico ma l’ufficiale nel suo incontro alla stampa, in vista del suo avvicendamento, ha chiarito questo e altri punti importanti come il famoso «un negoziante su 5 paga il pizzo» liquidato con un lapidario «dati non attendibili». Parole che non faranno cambiare idea al sindaco che come tutta risposta ha revocato il finanziamento alla ronde.
Sergio Pascali, una delle più lunghe permanenze ai vertici dell’Arma milanese essendo arrivato a Milano esattamente il 2 ottobre 2007, da lunedì prossimo lascerà l’incarico a Salvatore Luongo, attuale assistente Militare del Presidente della Repubblica. Ieri mattina ha voluto incontrare la stampa per i consueti saluti, tracciando un bilancio dei suoi 4 anni di comando. Un brillante elenco di operazioni, confortati dai dati: nel 2010 i furti sono aumentati del 1,2 per cento ma la scoperta degli autori del’l1, le rapine sono scese del 5,7 per cento, ma l’arresto dei banditi è cresciuto dell’1,5. Molte risorse sono state impegnate nell’apertura di una dozzina tra stazioni, tenenze e compagnie. «Necessarie perché negli ultimi anni abbiamo registrato un forte movimento migratorio dalla città alla provincia che ha portato per esempio Rozzano da 37mila a 41mila abitanti». Ma Pascali non ha eluso le domande più «politiche», come quelle sull’annunciata rinuncia del sindaco Giuliano Pisapia all’Esercito. «Impegnato nella vigilanza di obiettivi sensibili, ha liberato molte energie, nostre, di Polizia e Guardia di Finanza».
Per questo il comandante spera che terminato il loro impiego nelle località turistiche tornino a Milano. «E se proprio non in città almeno in provincia. Abbiamo tantissimi bersagli da vigilare, se lo facesse l’esercito potremmo dirottare il personale in compiti investigativi. Per esempio per sorvegliare la sede dell’Eni a San Donato impegniamo 10 uomini nell’arco delle 24 ore». Ma non è l’unica bacchettata al sindaco «Il 20 per cento dei negozianti paga il pizzo? Non so da chi abbia preso quei dati, ma di certo non sono attendibili. E del resto già smentiti da Confcommercio, Prefetto, Questore e Direzione distrettuale antimafia. Noi l’anno scorso abbiamo avuto solo una decina di denunce, ma per usura, cioè richieste minacciose di far pagare il debito contratto, non protezione»
Difficile però che Pisapia dia retta a un «esperto» a cui replica a muso dicendo grosso modo che «I numeri non sono importanti in quanto si sa che le vittime del pizzo non denunciano» e per questo accusa il colonnello di «minimizzare il fenomeno».

Lasciando comunque aperto il «giallo» su dove lui abbia trovato quel famoso «uno su cinque» paga in quanto come «pezza giustificativa» ricorda l’alto numero degli immobili sequestrati alla mafia e la presenza, sempre che il dato attribuito alla Direzione nazionale antimafia sia confermato, di 500 affiliati alla cosche calabresi. Perché Pisapia non deflette e anzi rilancia, revocando il concorso per le cosiddette «ronde», mezzo milione che servivano a pagare le spese all’associazione dei Poliziotti in congedo, impegnati a vigilare sulla città.

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