Di passaggio. Carriere da bagagli sempre pronti, curricula quasi speculari per Roberto Colacone e Raffaele Longo, entrambi girovaghi del calcio italico, entrambi perseguitati da seri e frequenti infortuni ed entrambi transitori, fuggenti rossoblù dell'era Preziosi per non più di qualche mese.
Il primo, Colacone, seconda punta, milanese di San Donato, accettò di buon grado il trasferimento al Genoa del neo-presidente avellinese e del neo-tecnico Donadoni nonostante il Grifone fosse appena retrocesso in Serie C. Correva l'estate del 2003. Ex Parma, Carrarese, Spal, Foggia, Lucchese, Treviso e Ravenna, classe '74, aveva da poco spento 29 candeline, era di proprietà del Como ma veniva da un'annata sciagurata a Vicenza: complice la frattura del perone della gamba destra rimediata a fine settembre in Coppa Italia contro il Parma, nel 2002-03 aveva disputato soltanto 8 partite, senza segnare neanche un gol. Nella vera e propria rifondazione rossoblù del mercato estivo il convalescente Colacone giunse in cerca di rilancio e con ottime credenziali. Il centravanti sfoggiò fin da subito una condizione atletica eccellente, ritrovando presto la via della rete - in Coppa Italia a Cesena - smarrita ormai da più di un anno. Poco dopo, però, tre sconfitte consecutive nelle prime quattro partite di campionato costarono il posto a Donadoni. Arrivò Gigi De Canio, il quale, in tema di punte, ricorse spesso al turn-over: Colacone e Caccia, più raramente Ghirardello, si trovavano sovente a giocarsi il ruolo di partner offensivo di bomber Bjelanovic. E per l'allora numero 11 genoano le cose non migliorarono dopo i primi giorni del mercato di riparazione. Anzi. Preziosi rivoluzionò ancora la rosa ingaggiando ben dodici nuovi calciatori tra cui Comandini, Grieco e il «Principe» Milito. Ad una tal mole di acquisti corrisposero altrettante cessioni e tra i numerosi «epurati» del gennaio '04 rientrò anche Colacone, che - prima di vestire il gialloblù del Modena - partì alla volta di Ascoli con 19 presenze e due gol all'attivo.
Soltanto uno, invece, in 11 apparizioni, per il secondo, Longo. Lo segnò l'8 ottobre '06 quando pose il suo sigillo su Genoa-Arezzo realizzando all'89' il definitivo 3-0. Napoletano doc, nato nel '77 e cresciuto nel florido vivaio partenopeo dei primi anni Novanta, era approdato lo scorso agosto alla corte di Gasperini per rimpinguare la zona nevralgica del campo. Le gerarchie del tecnico di Grugliasco in linea mediana - Milanetto e Coppola titolari inamovibili - furono però chiare fin dal principio: per Longo un ruolo da comprimario. Il resto lo fece poi una serie di guai fisici. Tutto ebbe inizio ai tempi del Parma, stagione '98-99, quando fu vittima di un terribile incidente stradale. Da lì cominciò il calvario del giovane e promettentissimo regista. Arrivato alle soglie della prima squadra del Napoli alla tenera età di diciassette anni, proprio con l'azzurro (partenopeo) addosso aveva conquistato l'azzurro (italiano) di tutte le nazionali giovanili. Il giudizio era unanime: grande promessa, il ragazzo si farà. E, nell'estate '98, giunse la chiamata dell'ambizioso Parma dei Tanzi, di Buffon e Cannavaro, di Veron, Chiesa e Crespo. In gialloblù, tutto filava a meraviglia tanto che si vociferava persino di una possibile convocazione nella Nazionale dei «grandi». Poi, il brusco, maledetto black-out, la lunga riabilitazione, le negative esperienze in prestito a Vicenza e a Palermo precedettero l'ingaggio da parte della Roma nel 2002, ingaggio che si rivelò soltanto un espediente economico tra i giallorossi e i ducali. Nella capitale, Longo non giocò mai: lo aspettava in C2 la Florentia Viola dei Della Valle, appena sorta dalle ceneri della Fiorentina cecchigoriana. In viola il regista si rilanciò e, l'anno successivo, tornò in B alla Salernitana, dove 70 gare e 6 gol in due stagioni confermarono i progressi fiorentini.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.