«Baglioni, mi lasci una canzone?»

Nella penultima puntata tutti i ragazzi le hanno «lasciato una canzone», il cui testo, scritto da Luigi Dragone, che per lui è «il mio migliore amico e col quale mi ha trasmesso una grande emozione duettare in “Storie di tutti i giorni”», recitava «grazie Antonella, resterai per sempre la nostra stella». Dove Antonella sta per Antonella Clerici, maestra di cerimonie di Ti lascio una canzone. Ma nella sua vita Antonella c’era già stata prima, poiché la sua passione per il canto lo aveva portato a registrare i cori di alcune colonne sonore per la «Prova del cuoco», di cui Antonella è stata pure regina.
Antonella lo ha sempre definito «il bello» di Ti lascio una canzone. E in effetti quegli occhioni azzurri di Gabriele Tufi, classe 1994, secondo anno al liceo linguistico Teano «che purtroppo dovrò ripetere, ma è tutta colpa mia: non ho studiato abbastanza e gli impegni di quest’anno non sono un alibi, lo ammetto», lasciano pochi dubbi. Anche se lui, a precisa domanda se si sente veramente «il bello», risponde con diplomazia: «Non saprei, preferisco lasciar giudicare agli altri». Eppure su quel palco Gabriele ci sta proprio bene. E la sua voce non lascia spazio al dubbio. Il suo idolo canoro è Claudio Baglioni (di cui a Ti lascio una canzone ha interpretato «Strada facendo»), ma dovesse stilare una classifica del cantante che ha interpretato di più, in testa c’è sicuramente Massimo Ranieri e la sua «Perdere l’amore», con cui Gabriele ha vinto pure la seconda puntata della prima edizione della popolare kermesse canora di Raiuno, classificandosi al terzo posto nello stesso 2008 a soli 13 anni. «E sicuramente duettare con Ranieri a Sanremo proprio con “Perdere l’amore” è stata l’altra grande emozione della mia vita». A fugare i dubbi circa il fatto che su quel palco ci sta proprio bene e che lui è il bello, l’intensità di sguardi con Arianna Lupo con cui Gabriele ha duettato quest’anno in Amarti è l’immenso. Occhio, però: quella sera in platea all’Auditorium di Napoli c’era pure la fidanzatina Chiara, conosciuta alle scuole medie. Gabriele ridacchia: «Sì, ma non è gelosa, sa che fa parte del gioco. Poi Chiara non è una rompiscatole, asseconda la mia passione per il canto. Così come io assecondo la sua passione per la danza». L’unica cosa su cui Chiara non è d’accordo è la passione di Gabriele per la Roma. «Ma non perché tifi Lazio - precisa Gabriele - semplicemente lei ogni domenica tifa per la squadra avversaria di turno della Roma». Per la verità a non essere d’accordo non è neanche papà Fulvio (mamma Roberta invece lo è, eccome), interista sfegatato.
I quali nel 2002 sono stati costretti, per assecondare la passione di Gabriele per il canto, a prendere l’elenco del telefono e cercare una scuola vicino casa, nei pressi della Laurentina. L’esito della ricerca è stata l’iscrizione all’Associazione Culturale Spinaceto del maestro tenore Sandro Ferri. Grazie alla quale prima di «Ti lascio una canzone» a Gabriele si sono aperti (anche se si tratta di esperienze «spot») altri orizzonti non canori: la parte da protagonista (e non poteva essere altrimenti) nel musical «Giulietta e Romeo» per la regia di un nome di tutto rispetto nel panorama teatrale italiano, Gianluca Guidi («per me è stato un onore», dice Gabriele), che ha voluto organizzare una serata-spettacolo con i ragazzi della Spinaceto. Oltre all’interpretazione della parte di Niki nel Bicchiere di carta di Harold Pinter.
Nel 2008, appunto, i grandi occhioni azzurri di Gabriele campeggiano sul palco dell’Ariston. E quest’anno su quello dell’Auditorium di Napoli dove ha vinto il premio della giuria per il duetto con la brava Veronica Liberati in «Ti lascerò».

Ancora, la collaborazione con l’associazione brianzola «Ragazzi e Cinema», fondata da Guido Milani, che per Gabriele è «una persona eccezionale». Con cui «il bello» di «Ti lascio una canzone» avrebbe in progetto la realizzazione di un cd. Oltre a «ospitate» in giro per l’Italia. Ma che lo riportano sempre indietro a Roma, la città per cui batte il suo cuore.

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