Baldini: «Per vincere qui ho dimenticato Atene»
13 Agosto 2005 - 00:00Lazzurro: «Dopo loro allOlimpiade sono ripartito da zero. Per nuovi traguardi»
Nostro inviato a Helsinki
Emilio Benati, primo tecnico di Stefano Baldini, ha messo la bandiera tricolore nello zaino, quella che Alberto Cova mise sulle spalle dopo la vittoria del 1983, qui a Helsinki, la stessa che avvolse Baldini, a Budapest, dopo il successo nella maratona delleuropeo. Oggi è un po sdrucita. «Ma porta bene». E Baldini aspetta di poterla acchiappare. Quella di Atene era più nuova, è conservata in bacheca. Questa segna il tempo. Come il viso del campione olimpico: qualche ruga, sorriso che non stinge, fisico tirato. Tutto ricomincia da quel giorno. Da quelloro olimpico. Anzi.
«Ho azzerato tutto. Fino a ieri dovevo essere il salvatore della patria, ma io sento tensione perché sono il campione olimpico e tutti mi aspettano al varco. In questi mesi mi sono detto: dimentica. LOlimpiade è stata una storia, ora devi ricominciare. Mi ha fatto bene andare alla maratona di Londra, mi ha riportato alla realtà. Ho sofferto e mi sono stupito della mia capacità di soffrire. Avessi scelto una corsa più comoda, non mi sarei ricordato che tutti, dopo una sconfitta, pensano subito al modo di ribaltare la situazione e battere il campione».
Oggi quale Baldini correrà per le strade tempestose di Helsinki?
«Un Baldini che chiede clemenza al cielo: che mi risparmi lacqua. Su questo percorso trovi di tutto: pavè, rotaie, zone scivolose. Con lacqua sarebbe peggio. È un percorso duro, con salitelle che tagliano le gambe. Certo, questo non sarà il Baldini di Atene. Lanno scorso ero sicuro di fare una grande gara. Anche questanno sto bene, ma un atleta non è mai contento: vuole sempre di più. Sarà importante tirare fuori tutto quanto ho. Che non vuol dire vincere a ogni costo».
Basterebbe una medaglia?
«Unaltra medaglia sarebbe un grande risultato. Il problema è tenere a bada gli avversari. Leggi la lista di partenza e ti spaventi. Sono tanti davvero. Temo più gli europei degli africani. Loro non conoscono tattica. Partono e vanno a strappi, ma con un percorso duro inchiodano le gambe».
Cè anche Vanderlei De Lima, il brasiliano che ha costruito una fortuna sullagguato e la caduta di Atene...
«Lho visto, ci siamo salutati calorosamente. Siamo entrambi felici per quanto successo lanno passato. In fondo è andata bene anche a lui».
Avete festeggiato in due. È stato difficile tornare alla realtà della gara, dellallenamento?
«Credevo di fare più fatica mentale. Invece la fatica è stata fisica. Faticoso quello che ho fatto al di là dello sport. Mi ha presentato il conto. Parlo di feste, tv, servizi fotografici. Ma lho fatto per me e per il mio mondo: è stato un mezzo di propaganda. Come hanno fatto nei tempi passati gli altri grandi del nostro sport. Sì, insomma, non potevo barricarmi in casa in attesa di correre questa maratona».
Ora ci siamo. Pensierino della sera?
«In questi mesi ho lottato per dirmi: devi ricominciare da zero. Ho sempre fatto così. Altrimenti non avrei avuto capacità di raggiungere risultati con continuità. Lo sport è bello perché cè sempre una prossima volta. Unaltra sfida. Queste sono le sfide che mi piacciono. E io oggi dico: sfido me stesso. Molto volentieri.