Quando sorride, lo fa con il sorrisetto di chi gongola. Se si fa serio, ha l’aria grave dello statista. E anche di chi lo aveva detto, lui sì e con coraggio. Non è vero, perché Gianfranco Fini il Pdl e la maggioranza e il governo li ha lasciati, erano i giorni che poi portarono all’ormai fatidico 14 dicembre scorso della rinnovata fiducia in Parlamento, per ben altre motivazioni. Chiedeva più confronto nel Partito e nel governo, che tradotto significa una fetta maggiore di potere, mica metteva in discussione la leadership e la premiership di Berlusconi. E però adesso che tira aria da avvoltoi sul cadavere, adesso vale tutto.
Anche, soprattutto, mettersi sulla faccia il compiacimento per l’Ue che dà gli ultimatum, i ministri riuniti in mille vertici per trovare un’intesa impossibile da trovare, Sarkozy e la Merkel che se la ridono sull’affidabilità dell’Italia.E vale mettersi sulla faccia, oltre al compiacimento, anche l’aria di complicità persino con uno come Nichi Vendola, che il Fini di non troppo tempo fa avrebbe disdegnato non fosse altro che per l’orecchino sul lobo.
Fini poi che dopo l’addio al centrodestra e dopo la batosta della fiducia, con il suo Fli non è scomparso solo perché ancora non si è votato, fiuta la possibilità di risorgere, e non si trattiene. Un’occasione vale l’altra,ma i dibattiti e i convegni li seguono in pochi. La platea televisiva di Ballarò invece è da sfruttare al massimo, e allora eccolo, seduto accanto al governatore della Puglia, affondare la lama. «Da parte di Silvio Berlusconi c’è un deficit di autorevolezza all’interno del Consiglio dei ministri», dice dal pulpito della presidenza della Camera e dalla poltrona negli studi di Floris. Si riferisce alla gestione dei conti, appaltata in esclusiva a suo giudizio al ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
«In tanti casi-spiega-il presidente del consiglio ha detto sconsolato “Tremonti non me lo fa fare...”:Tremonti è di fatto il dominus assoluto della politica del governo». Così non è ben chiaro se le colpe siano del premier o del ministro, né è questa la sede per discettare sul fatto che se il Cavaliere con Fini era un despota non si capisce perché poi sia un agnellino impaurito con Tremonti. Fini qui deve solo insistere e magari, già che c’è,dire due paroline buone anche sul Terzo polo, e due cattive sulla Lega, lo sapete voi che la moglie di Bossi è una baby pensionata?: «Magari la gente non lo sa», ecco, adesso grazie al presidente della Camera un altro po’ di veleno è stato versato.
Insistere, comunque, e ha voglia Maria Stella Gelmini a contestare «la terza carica dello Stato che fa politica», è la campagna elettorale, bellezza, «troppo nervosa» ironizza Gianfranco. Poi affonda ancora: «C’è un deficit di credibilità del nostro governo enorme anche a livello europeo. Ho molti dubbi che generici impegni siano sufficienti. Gli altri paesi difendono i loro interessi difendendo i nostri interessi. Il contagio minaccia tutti».
E se non vara la patrimoniale, il governo, è perché «il più ricco contribuente italiano si chiama Berlusconi».Persino Vendola si accanisce meno. Solo che Vendola sarebbe stato più credibile. Fini invece ha stampato in faccia anche quel sondaggio, che dà il suo Fli al 4 per cento. Un brutto baratro.
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