Ballottaggi, alle urne solo un lombardo su tre

Di solito i politici temono la gita al mare degli elettori, ma ieri nemmeno la pioggia e un tempaccio autunnale hanno convinto i lombardi ad andare a votare per il secondo turno delle amministrative. E così già fin dalla prima rilevazione di mezzogiorno si è capito che l’affluenza era in calo. Alle 19 si poteva già parlare di una flessione ancor più decisa, confermata dagli ultimi dati delle 22: in Lombardia 35,2 per cento e meno 12 punti rispetto a due settimane fa. In provincia di Milano 35,7 per cento e meno 12. Meno 13 a Como. Chiaro che il ballottaggio con soli due candidati in lizza e praticamente nessun apparentamento con le liste sconfitte, non consente un confronto diretto. Ma il messaggio degli elettori non può che essere interpretato come una decisa sfiducia nei partiti tradizionali. Come a dire che il vento dell’antipolitica soffia ancora. E soffia forte.
Così a Monza il numero dei votanti si è fermato al 33,2 per cento. Tanto da far temere che alla fine il sindaco della terza città di Lombardia potrebbe essere eletto da nemmeno la metà dei monzesi. In lizza ci sono Andrea Mandelli, il presidente dei farmacisti italiani candidato da Pdl e Destra di Storace e quello delle sinistre (al plurale) Roberto Scanagatti: 18 i punti che li separavano, ma nel centrodestra si sperava nell’appoggio di alcuni colonnelli leghisti (tra cui il sindaco uscente Marco Mariani e il consigliere regionale Massimiliano Romeo) e dell’Udc con il capogruppo in Provincia Domenico Pisani. Una fiducia tuttavia legata a un incremento dell’affluenza alle urne che ieri non c’è stata. Ma per votare c’è tempo anche oggi dalle 7 alle 15. E a Monza i temi che scottano sono la metropolitana da portare fino alla Vila Reale e la valorizzazione della Villa Reale stessa, ma soprattutto la chiusura in tempi rapidi del cantiere sulla statale 36 e il Pgt. Se ne saprà di più prima di sera, a scrutini terminati. A Monza così come nei ventuno comuni lombardi andati al ballottaggio: tredici nell’hinterland milanese e nella provincia di Monza e Brianza per un totale di 400mila aventi diritto al voto, otto nelle altre province lombarde. E, a seconda di chi avrà vinto, ci sarà la composizione dei consigli comunali con i seggi divisi in proporzione a seconda del sindaco vincente e alle preferenze incassate dai singoli candidati consiglieri al primo turno. Oltre a Monza, in ballo ci sono Como e Sesto san Giovanni, l’ex Stalingrado d’Italia flagellata dalle indagini della procura di Monza che ha scoperchiato il sistema delle mazzette rosse indagando l’ex sindaco e presidente della provincia Filippo Penati, ma anche l’attuale primo cittadino Giorgio Oldrini.

Di certo c’è solo che a Sesto (meno 14 l’affluenza) a vincere sarà una donna, visto che la sfida è tra la professoressa di storia antica alla Cattolica Franca Landucci candidata dal Pdl e l’assessore alla Cultura Monica Chittò che nella giunta di centrosinistra sedeva accanto a quel Pasqualino Di Leva arrestato per corruzione. Curiosità per Garbagnate dove il «grillino» Matteo Afker sfida il centrosinistra di Pier Mauro Pioli con l’appoggio anche del centrodestra.

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