Banche, sostegno in arrivo

RomaIl nuovo decreto per la ricapitalizzazione delle banche si farà, ma non sarà varato oggi dal Consiglio dei ministri. Alcune difficoltà tecniche ne hanno consigliato lo slittamento alla prossima settimana. Comunque, sono ormai tutti d’accordo - Tesoro, Abi e anche Confindustria - per un intervento legislativo che consenta il rafforzamento patrimoniale degli istituti di credito, purché vengano garantiti gli attuali assetti proprietari. Il sistema bancario dovrà dunque mantenere l’attuale struttura privatistica «senza ingerenze politiche», come ha chiesto il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia.
La garanzia degli attuali assetti di proprietà sarebbe stata rimarcata dal presidente dell’Abi, Corrado Faissola, ancora ieri durante l’incontro a Palazzo Chigi tra le principali associazioni imprenditoriali e il governo. Nella riunione si è discusso della questione basilare dell’accesso al credito da parte delle imprese, soprattutto quelle medio-piccole. Le banche hanno ricordato che vi sono problemi oggettivi di funding, causati tra l’altro dall’alto debito pubblico che allarga il differenziale tra titoli pubblici italiani e il bund tedesco. Tuttavia, il sostegno alle imprese resta «pieno»: gli impieghi continuano infatti ad aumentare e anche in settembre, ha anticipato Faissola, la crescita dei prestiti è stata a due cifre, con un 50% riservato alle piccole e medie imprese. «Dall’Abi è arrivato un impegno molto forte», conferma Emma Marcegaglia, che sollecita il ribasso dei tassi da parte della Bce.
Il buon andamento delle quotazioni dei titoli bancari in Borsa nelle ultime due sedute ha concesso fiato al governo e alle sue controparti, Abi e Bankitalia, per rivedere i dettagli di un provvedimento oggettivamente complesso come il decreto sulla ricapitalizzazione. Il testo dovrebbe vedere la luce la prossima settimana. Si conferma la preferenza per il modello francese, con il Tesoro pronto a sottoscrivere obbligazioni subordinate per aumentare la capitalizzazione degli istituti, erosa dai cali (giudicati di natura speculativa dallo stesso premier Silvio Berlusconi) in Borsa. Le richieste partiranno autonomamente da ciascuna banca, con una «certificazione» di Bankitalia. L’ordine di impegno da parte del Tesoro sarebbe tra i 20 e i 40 miliardi di euro. E potrebbe prender forma una sorta di convenzione che impegna le banche richiedenti a garantire il flusso del credito all’economia reale.
«Lo Stato banchiere non tornerà», assicura il sottosegretario all’Economia, Luigi Casero. Ma allo stesso tempo, «le banche non si vergognino di chiedere risorse - commenta il presidente della Popolare di Milano, Roberto Mazzotta - ; in Italia non c’è bisogno di salvataggi, ma allo stesso tempo non si devono verificare asimmetrie competitive con Francia, Germania e Gran Bretagna, dove l’intervento statale - ricorda Mazzotta - ha portato le banche ad avere livelli di patrimonializzazione molto alti».
Le tecnicalità del decreto saranno limate nel corso dei prossimi giorni. In questo quadro, nessun sconvolgimento dovrebbe riguardare la missione della Cassa Depositi e Prestiti. Le Fondazioni bancarie (azioniste al 30% della Cdp) sono «in assoluta sintonia con il ministro Tremonti», spiega il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, sul ruolo della Cassa per il miglioramento delle infrastrutture e dell’housing sociale.

Quanto a eventuali interventi di salvataggio, «nessuno ci ha chiesto niente», conferma Guzzetti. E oggi il mondo bancario attende gli interventi, alla Giornata del Risparmio, di Giulio Tremonti e del governatore Mario Draghi.

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