Le banche volevano quotare il «Sole» a 5,5 euro per azione

da Milano

Ieri il titolo del Sole 24 Ore ha perso un altro 2,3%, fermandosi a 5,47 euro, ancora in calo rispetto alla quotazione di 5,75 euro. Le nove banche collocatrici e i due coordinatori dell’offerta esattamente una settimana fa avevano chiesto al management del gruppo di abbassare a 5,5 euro il prezzo di emissione.
Ma Giancarlo Cerutti e Claudio Calabi non hanno ceduto, certi che nel lungo periodo emergerà la bontà industriale del progetto di quotazione. Anche la buona accoglienza riservata dai piccoli risparmiatori, che hanno sottoscritto 24,8 milioni di azioni contro i 7 inizialmente riservati, ha dato sicurezza al management confindustriale. Dunque nessuno sconto.
Il cattivo andamento delle prenotazioni riservate agli investitori istituzionali (il book) già preannunciava un debutto in ribasso, ma è stato ignorato. In un documento riservato in possesso del Giornale, si leggono i dettagli utili per comprendere meglio le ragioni di questa iniziale débâcle.
Come abbiamo scritto ieri, le prenotazioni hanno riguardato 22,9 milioni di titoli, un soffio sopra alla soglia minima prevista.
Ma oltre ad un problema di scarsa domanda, c’è stata una discussione sulla qualità degli investitori. Il pacchetto più grosso è stato prenotato dall’americana Gabelli Asset management Company, un cliente con i fiocchi. Un bel colpo da sei milioni di titoli, il cui ordine è stato ricevuto da Ubs, Bnp e Lehman. Ma sei milioni di titoli rappresentano una quota di capitale eccedente il 2 per cento massimo attribuibile, secondo lo Statuto che il Sole si è dato. In sede di assegnazione titoli, lo vedremo nei prossimi giorni, la quota di Gamco potrebbe essere di molto inferiore.
Si tratta di un ordine importante, ma isolato.
All’ultimo istante, proprio il 30 novembre, è arrivata la prenotazione di 2,6 milioni dei titoli. Il secondo pacchetto, per dimensioni, dell’intero book. Si tratta verosimilmente di investitori schermati che hanno fatto pervenire l’ordine attraverso la Ubs Wealth Management Clients. Poi segue una pattuglia di istituzionali messi insieme da Mediobanca. Essa stessa ha comprato 2,4 milioni di azioni; Perseo, di cui è azionista, ha ordinato 2 milioni di titoli, la Fondazione Cr Alessandria 1,3 milioni e 700mila la Cassa Nazionale del Notariato. Gli agricoltori più modestamente erano interessati a 173.913 titoli: un milione di euro tondi tondi, usciti dalle casse della Confagricoltura. All’ultimo momento, sempre il 30 dicembre, in soccorso della quotazione, è arrivata provvidenzialmente anche l’Unipol con un ordine di un milione di azioni. Molto inferiori le quote di Arca, Mps asset management, Fineco e Bnl Gestioni. Sulla carta 47 investitori istituzionali, ma alcuni con quote prenotate ridicole: 600 azioni del SanPaolo bank sa, 450 dell’Oddo Asset management sa o le 2.500 della Migros bank di Zurigo. Prenotazioni che passano per banche estere, ma che con tutta probabilità riguardano singoli azionisti italiani.
Non si tratta di uno di quei book da rilegare in pelle di coccodrillo. Più della metà degli istituzionali proviene dall’Italia. E il solo pacchetto di Gabelli vale il 30 per cento dell’offerta. Per il resto si vede il grande lavorio di Mediobanca, coordinatrice dell’offerta, che ha cercato di usare tutta la sua moral suasion. Ma il mercato è quello che è, e non fa sconti a nessuno. Basta pensare che Banca Generali, controllata dalle Generali, che a sua volta ha come azionista di riferimento Mediobanca si è sfilata. I suoi manager hanno infatti detto a Calabi di esser interessati ad investire nel settore Media (nonostante oggi non lo siano), ma in un incontro fatto durante il road show hanno anche chiaramente detto di non apprezzare le «azioni speciali» e i loro limitati diritti societari.
Nonostante tutto ciò l’operazione si doveva fare. Anche perché probabilmente sarebbe stato difficile aprire una nuova finestra per la Borsa, in piena campagna per il rinnovo della presidenza confindustriale. Si è dunque proceduto al cosiddetto «claw back», si sono spostate azioni dal book degli istituzionali ai piccoli risparmiatori. A cui sono state travasate 7 milioni di azioni in più. Se la scommessa di Calabi e Cerutti nei prossimi mesi non dovesse essere vinta anche in Borsa, c’è una platea di affezionati piccoli azionisti che potrebbe recriminare. La speranza è che i dubbi di uno dei manager di Morgan Stanley (una delle poche banche che non hanno partecipato alla quotazione) incontrato durante il road show non si rivelino fondati.

«Il range di prezzo non è appropriato - si legge nel resoconto che il Giornale ha in mano - e non riflette il rischio di questo investimento e il momento dei mercati. Per rendere attraente il titolo sarebbe necessario collocarlo ad un prezzo vicino ai 4 euro».

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