La banda dei rapinatori razzisti

RomaSi appostavano in strada e aspettavano la vittima di turno, sempre straniera. E via con minacce, insulti, calci. E se c’erano soldi da portare via, anche pochi spiccioli, il malcapitato veniva rapinato. Sparivano cellulari, portafogli, borsoni. «Se non ci dai cinque euro da qui non passi», dicevano agli extracomunitari. E giù botte a chi si rifiutava.
Una banda di undici ragazzi italiani, dai 16 ai 21 anni, che da mesi terrorizzava il Trullo, quartiere della periferia sud-est della capitale, è stata sgominata ieri mattina dai carabinieri, che hanno arrestato 5 giovani, due dei quali minorenni, e denunciato gli altri. Pesanti le accuse: rapina aggravata, lesioni, minaccia, con l’aggravante della discriminazione e l’odio raziale. Ragazzi normali, figli di impiegati ed operai, alcuni con precedenti penali anche gravi, vissuti in contesti sociali difficili. Gli inquirenti sono certi che dietro le aggressioni non si nasconda alcun movente politico: «Si tratta di violenze messe in atto per “futili” motivi e tutti i ragazzi sono risultati completamente “a digiuno” di politica». Il capo branco era un ventenne. Cinque gli episodi di violenza accertati, ma il sospetto è che siano molti di più: le vittime non avrebbero presentato denuncia perché, non essendo in regola con il permesso di soggiorno, temevano l’espulsione. A volte quelle messe in atto dalla banda erano azioni di pura sopraffazione, come nel caso del barista romeno pestato perché si era rifiutato di offrire ai ragazzi delle birre. In un caso è stata presa di mira una donna, una guatemalteca malmenata per portarle via del denaro. Le aggressioni avvenivano spesso con i caschi dei motorini, utilizzati per colpire le vittime. Sempre le stesse le frasi usate per minacciare le vittime: «Te ne devi andare», «Romeno di m...», «Torna a casa tua». L’operazione dei carabinieri è partita grazie ad una denuncia presentata a fine settembre, l’unica. Sono stati due ragazzi egiziani a trovare il coraggio di denunciare di essere stati picchiati e rapinati da un gruppo di bulli.

Gli inquirenti hanno capito subito che non si trattava di un episodio isolato e hanno cominciato a passare al setaccio il quartiere, fare domande in giro, organizzare servizi di controllo. Fino a quando non sono riusciti a dare un nome ai balordi ed è scattato il blitz. Il sindaco Gianni Alemanno si augura che una volta accertati i reati «si possa procedere in tempi brevi ad una condanna esemplare»

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