La bandiera della pace scatena la guerra

Il prefetto scrive al sindaco Ds: «Va tolta dagli edifici pubblici»

Franco Sala

È pacifico. Siamo tutti per la pace. Il problema è un altro: la bandiera arcobaleno che inneggia alla concordia non deve essere esposta fuori e neppure dentro gli edifici pubblici. Così il prefetto di Milano ha scritto al sindaco di Besana Brianza ed in poche parole gli ha detto che quei vessilli devono sparire. Al più presto. Gli stendardi della disputa fanno bella mostra al centro d’aggregazione giovanile «Latcho Drom» gestito da un’associazione diretta da Don Gino Rigoldi e dentro il locale dove lavora il messo del municipio. Tempo fa, per far togliere le bandiere della pace, si era già levata la voce di Alberto Dell’Orto, capogruppo in consiglio della lista di centrodestra: «Ci fu opposto un no secco e perfino dal tono arrogante da parte della giunta ulivista. Ci siamo sentiti accusare d’essere massimalisti ed intolleranti». L’esponente del Polo, assieme al collega Davide Cereda, uomo di punta della Lega, ha deciso di sottoporre la vicenda a Gian Valerio Lombardi, il rappresentante del governo. L’altro giorno è arrivata la risposta destinata a Sergio Cazzaniga, che a Besana è il sindaco in quota Ds. I vessilli multicolore vanno tolti. Perché lo vietano le leggi e un decreto del presidente del consiglio del 14 aprile 2006 taglia corto: «Sugli edifici pubblici possono essere esposte esclusivamente la bandiera nazionale, quella europea, “nonché quelle dei rispettivi enti territoriali”».

Cazzaniga fa sapere «che si è trattato di una manovra strumentale con lo scopo di manipolare un episodio privato per motivazioni preconcette». In ogni caso la bandiera è scomparsa, mentre per quella nell’ufficio del messo dovranno pronunciarsi gli immancabili sindacati.

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