Bankitalia, Bpm lavora al cda Gelo dei sindacati

da Milano

I sindacati interni alla Banca Popolare di Milano levano gli scudi davanti all’affondo con cui Bankitalia ha chiesto alla cooperativa presieduta da Roberto Mazzotta di modificare lo statuto riducendo l’influenza esercitata dai dipendenti-soci tramite l’Associazione degli Amici.
Su richiesta della Consob, Bpm ha precisato che entro agosto convocherà un cda straordinario chiamato a discutere i provvedimenti da adottare per soddisfare i rilievi della Vigilanza. Questi stessi passeranno poi al vaglio dei soci in un’assemblea ad hoc. I sindacati della Bpm Fabi-Fiba e Fisac hanno però definito in una comunicazione congiunta «del tutto irrituale» la «consegna al cda di una perentoria lettera del governatore Mario Draghi nella quale vengono imposti a Bpm in tempi strettissimi (45 giorni) cambiamenti eccezionali allo statuto da approvare entro l’anno».
Nel comunicato delle tre organizzazioni, che negli ultimi mesi hanno avuto aspri scontri con i vertici della banca, si ribadisce di non essere «mai state aprioristicamente contrarie alle ipotesi di crescita esplorate dal cda». E che la mancata aggregazione con Bper, bocciata in extremis dal cda, sia dovuto alle condizioni di quell’accordo.

In quella sede l’aggregazione è stata respinta «con una larghissima maggioranza (15 su 20) rappresentata da consiglieri appartenenti sia alla lista di maggioranza che alle minoranze». La Popolare di Milano è impegnata anche nella scelta del nuovo direttore generale dopo le dimissioni di Fabrizio Viola.

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