Economia

Bankitalia pensa alla chiusura di trenta filiali

L’obiettivo è scendere dalle attuali 97 a 38. Sindacati contrari ma pronti a trattare. Novità in vista anche per gli immobili

da Roma

Bankitalia si appresta a chiudere trenta filiali locali. È quanto è emerso dall’incontro svoltosi ieri a Via Nazionale tra il direttore generale, Fabrizio Saccomanni, e i sindacati.
Si è trattato della prima presentazione del nuovo modello organizzativo della banca centrale, fortemente caldeggiato dal governatore Mario Draghi sin dall’inizio del suo mandato. In particolare, la strategia disegnata da Bankitalia prevede una nuova ripartizione dei compiti di vigilanza tra l’amministrazione centrale e le filiali. La vicinanza ai soggetti vigilati, cioè le banche, rimarrà il principale elemento di valutazione delle singole chiusure. In secondo luogo, il servizio Tesoreria dello Stato sarà la specializzazione principale della succursale di Roma. Allo stesso modo saranno razionalizzati tanto le funzioni di analisi economica quanto il servizio di trattamento del contante.
La proposta di chiusura di trenta sedi locali ha incontrato il dissenso dei sindacati che però si sono dichiarati disponibili a proseguire il confronto in prospettiva di una rimodulazione della presenza della banca centrale. I tagli, nei progetti di Via Nazionale, non dovrebbero limitarsi a solo trenta unità. Dopo la prima fase di interventi è previsto un proseguimento dell’azione su altre 29 filiali in modo tale da portarne il numero complessivo dalle attuali 97 a 38 a regime. Le filiali a operatività piena si concentreranno nei capoluoghi regionali e nella provincia autonoma di Bolzano, mentre nelle Regioni a maggiore domanda di servizi saranno anche presenti succursali senza l’Analisi economica.
Le novità prospettate da Saccomanni non si limitano alla riarticolazione della presenza territoriale. Un’altra interessante innovazione è rappresentata dall’ipotesi di realizzare una macrostruttura che si occupi della gestione degli immobili, attività finora affidata a due servizi.
Cambiamenti in vista anche per la Ricerca economica. L’obiettivo principale è integrare le funzioni del Servizio studi, delle Ricerche storiche, delle Relazioni internazionali e dell’Ufficio diritto dell’economia. Nel nuovo modello sono prefigurati quattro servizi: studi di congiuntura e politica monetaria, studi sulla struttura dell’economia italiana, studi e relazioni internazionali e statistiche economiche e finanziarie.

Il nuovo incontro tra direzione generale e sindacati è previsto per venerdì 23 marzo.

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