Barbara Hendricks ha dato voce ai personaggi femminili che hanno segnato la storia dellopera. È stata Gilda (Rigoletto), Mimì (Bohème), Liù (nella prima Turandot nella Città proibita), e ciò sotto la direzione di artisti come Herbert von Karajan, Carlo Maria Giulini o Zubin Mehta. Eppure, figlia di un pastore metodista dellArkansas, la Hendricks è cresciuta fra gospel e spiritual: «laver cantato subito nel coro della chiesa e lessermi avvicinata solo in un secondo tempo alla tradizione classica, mi ha aiutato ad amare e frequentare indifferentemente blues, melodramma e lirica da camera», spiega la Hendricks che fino ai ventanni coltivò lamore, certificato da lauree, per la Chimica e la Matematica.
Di questo contralto statunitense di colore, Milano ha avuto modo di conoscere le diverse anime musicali, anzitutto quella classica (si ricordano le serate liederistiche) e quella improntata al jazz. Caso, questultimo, dellappuntamento di stasera, al Teatro Dal Verme (ore 21), nel cartellone della Milanesiana, rassegna di letteratura, musica e cinema ideata da Elisabetta Sgarbi.
«Billies Blues» - sintitola il concerto - è preceduto dalla proiezione di un frammento cinematografico di William Friedkin, presente in sala, e di Spider, film tratto dallomonimo romanzo di Patrick McGraths. La serata al Dal Verme completa lappuntamento con il cinema del pomeriggio, allo Spazio Oberdan. Di William Friedkin, autore di Lesorcista e di Vivere e morire a Los Angeles, si scoprirà un documentario, mai visto prima in Italia, degli anni Sessanta, The Bold Men.
Barbara Hendricks, armonie poliedriche
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