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Per Barcellona è un malato immaginario

Quest’anno solo 26 presenze. Dice: ho un fastidio muscolare. Per la stampa però non fa più vita da atleta

da Barcellona

Ronaldinho, chi l’ha visto? Sicuramente non i tifosi del Barcellona che aspettavano i quarti di Champions per capire una volta per tutte se le magie del brasiliano fossero riservate ai soli spot pubblicitari o potessero essere ancora decisive per le sorti del club catalano. Ma Ronaldinho non c’era neanche martedì contro lo Schalke 04 perchè per la prima volta Rijkard l’ha escluso dalla Champions League. Era la 47ª partita ufficiale della stagione del Barcellona e il fantasista brasiliano ha partecipato solo a 26 di queste. Un declino che ha due spiegazioni, a seconda dei pareri che si vogliono ascoltare: da una parte troviamo Ronaldinho e il suo staff e dall’altra la società.
Il Barcellona, a partire dal presidente Laporta e dall’allenatore Rijkaard, non ne può più degli atteggiamenti del giocatore che notoriamente non è mai stato un amante degli allenamenti e della vita sana (illuminanti in tal senso le parole di Luis Fernandez, ex tecnico del Paris Saint-Germain, prima squadra europea di Ronaldinho: «Al suo arrivo a Parigi il brasiliano non sapeva giocare con la squadra, non aveva disciplina alimentare e si portava le donne in camera»). L’ultima occasione di tensione con il giocatore risale a due settimane fa quando si sarebbe presentato ad un allenamento in condizioni non idonee, retaggio di una festa durata sino alle prime ore del mattino. Probabilmente Ronaldinho non è consapevole che un conto è giocare 60 partite all’anno concedendosi il lusso di allenarsi poco a 24 anni, cioè ai tempi della prima stagione nel Barcellona, un conto è farlo oggi a 28 con alle spalle una schiera di ragazzini terribili che fanno di nome Bojan Krkic e Giovanni Dos Santos (senza scordare Messi...).
Il giocatore, dal canto suo, negli ultimi tempi si è chiuso nel silenzio ma ci ha pensato il fratello-procuratore Roberto Assis a far conoscere il suo pensiero: Ronaldinho sente dolore all’adduttore destro e non è un malato immaginario (nonostante i medici del Barcellona la pensino diversamente), inoltre non si sente tutelato da tutte le voci di mercato che lo riguardano. Una guerra fredda che rischia di concludere prematuramente un grande idillio (come fu per Ronaldo prima e Rivaldo poi).
E pensare che c’è chi scommetterebbe ancora sul pallone d’oro 2005: nel luglio 2003 fu pagato 100 milioni, oggi ne vale un terzo e potrebbe liberarsi per molto meno, grazie a una clausola Fifa. Si è parlato di Milan, Inter, Juventus e Chelsea. Ma c’è chi si espone anche in prima persona, è il caso di Gigi Buffon che proprio l’altroieri ha detto: «Se c’è una sola possibilità che Ronaldinho arrivi alla Juventus, la società deve tentarci: è ancora un grande giocatore».


Di campioni che durante la loro carriera hanno sperperato il proprio talento, ne abbiamo visti molti: la speranza è che Ronaldinho non voglia iscriversi alla lista dei «bruciati troppo presto».

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