Roma - Colpo a sorpresa a palazzo Madama. La Casa delle Libertà spariglia le carte e decide, al Senato, di votare compatta l’ordine del giorno presentato dalla Lega a sostegno della relazione del ministro della Difesa Parisi sull'ampliamento della base di Vicenza. E l'aula del Senato approva il documento, con 152 sì, 146 no e 4 astenuti. Tra i voti decisivi, quelli di Giulio Andreotti e Sergio De Gregorio. L'Unione ha poi votato, e approvato, per alzata di mano, il proprio odg che prende atto delle comunicazioni del governo e chiede di dare impulso alla seconda conferenza nazionale sulle servitù militari. La Cdl non ha preso parte al voto. Ed è subito polemica incrociata: con il centrodestra che esulta e invita Prodi a dimettersi e il centrosinistra ancora più spaccato, anche se Fausto Bertinotti in serata getta acqua sul fuoco che rischia di bruciare l'Unione: "Il voto al Senato non annuncia una crisi, manifesta un problema che deve essere affrontato all'interno della maggioranza, dobbiamo abituarci alle difficoltà..." e il ministro Vannino Chiti afferma che al Senato non è stata "votata alcuna fiducia...". Ma nonostante questo è allarme rosso nel centrosinistra che sulla politica estera (oltre che su pensioni e welfare) è in bilico. Tanto che Prodi, dopo l'assist di Bertinotti cerca di minimizzare parlando di "dissenso noto e circoscritto" ma è costretto a convocare un vertice di maggioranza.
Numeri Diciotto assenti in tutto nella maggioranza, un senatore che vota con la Cdl e quattro che si astengono. È il quadro della votazione sull'odg della Cdl sulla base di Vicenza. Tabulati alla mano, sono questi i dati delle presenze nell'aula del Senato al momento del voto. Forza Italia, Lega, Rifondazione Comunista e Verdi-Pdci presenti al 100%. Assenti nell'Ulivo e nel gruppo Misto. Per l'Ulivo c'erano 95 presenti su 101, mentre nel gruppo misto c'erano 11 rappresentanti su 18. Assenti anche in An (39 su 41) e nell'Udc (16 su 20). Presenti al gran completo i senatori di Forza Italia (71), Lega (13), Verdi-Pdci (11), Rifondazione Comunista (27) e i due gruppi per le Autonomie. Gli unici senatori a vita presenti erano Colombo e Andreotti, quest'ultimo ha votato con la Cdl, così come l'ex Idv Sergio De Gregorio. Quattro gli astenuti nelle fila della maggioranza: Bodini, Angius, Brutti e Fisichella.
Parisi Quanto avvenuto al Senato è "paradossale" secondo il ministro della Difesa, Arturo Parisi, ed evidenzia la necessità di un "chiarimento profondo" in seno alla maggioranza sulla politica estera e di difesa. "Paradossale! L'unica cosa che si possa dire è che è necessario un chiarimento profondo - dichiara il ministro -. La politica estera e di difesa è una cosa troppo seria, qualche volta addirittura drammatica. Ne parlerò innanzitutto con il presidente del Consiglio".
Schifani "Noi abbiamo approvato la relazione di Parisi e la maggioranza ha votato contro e abbiamo vinto noi. Qui si è segnato un dato storico e il governo Prodi è in crisi e adesso il capo dello Stato attivi una verifica per vedere se questo governo ha una maggioranza in politica estera". Lo sostiene il presidente dei senatori di Forza Italia Renato Schifani. Ora "ci attendiamo le dimissioni del governo, devono riconoscere - aggiunge - che una crisi politica si è aperta. È prematuro parlare ora di larghe intese. Aspettiamo le dimissioni di Prodi e poi vedremo".
Bondi L'approvazione dell'ordine del giorno della Cdl al Senato sulla base americana di Vicenza non può essere derubricata a mero incidente di percorso, ma certifica in modo inequivocabile che il centrosinistra non ha una maggioranza in politica estera. Ne è convinto il coordinatore nazionale di Forza Italia Sandro Bondi. In una nota diffusa a Firenze, Bondi spiega che con il voto di oggi "si è aperta una crisi politica da cui un presidente del consiglio responsabile dovrebbe trarre le necessarie conseguenze per salvaguardare la credibilità internazionale dell'Italia, messa a dura prova dalle continue convulsioni di cui è preda l'Unione. Ringrazio il presidente Schifani e tutti i senatori di Forza Italia - conclude il coordinatore azzurro - per la maturità politica, la compattezza e la determinazione dimostrate in questa cruciale battaglia parlamentare".
Casini Netto il giudizio del leader dell'Udc: "Come diceva Spadolini: navigano a vista. E la vicenda del Senato dimostra che questo governo naviga a vista".
Ronchi "Chi nella maggioranza minimizza quanto accaduto oggi al Senato - commenta il portavoce di An, Andrea Ronchi - danneggia innanzi tutto la credibilità internazionale dell'Italia. Come dice giustamente il ministro Parisi, la politica estera è una cosa troppo seria per lasciarla in mano a un governo che, di fatto, non ha più la maggioranza".
Castelli "Si sono cacciati in un bel pasticcio - dichiara il capogruppo della Lega a palazzo Madama -. Il vice ministro Intini si dovrebbe dimettere perchè è paradossale che abbia invitato a votare contro un ministro del suo governo, e cioè Parisi. Sulla politica estera l'Unione non ha la maggioranza. Ma sono certo che il governo non si dimetterà: piuttosto continueranno a mangiarsi l'uno con l'altro".
Il perché del voto “Quello del ministro - spiega il capogruppo di Forza Italia Renato Schifani – è un discorso che ci ha convinto perché ha riconosciuto che la scelta del governo di dire sì all'ampliamento è di rango politico, che è coerente con la politica estera di questo governo e in continuità con quello precedente". La maggioranza, voleva evitare possibili nuove spaccature al proprio interno e proprio per questo aveva deciso di respingere al mittente tutti gli ordini del giorno, a eccezione di quello presentato dall'Unione. Sulle accuse alla Cdl di aver presentato un documento “strumentale”, Schifani ha replicato secco: “Ognuno fa la sua parte, e davanti alle parole di un ministro che riconosce il rango politico di una scelta, e la coerenza della linea, noi non potevamo non approvarla. Se all'interno dell'Unione ci sono delle divisioni, se le risolvano da soli, non addossino i loro problemi sull'opposizione”.
Cossutta tuona contro le basi Usa Ma i problemi per la sinistra non finiscono qui. I Comunisti italiani preannunciano la loro adesione alla manifestazione contro l'ampliamento della base Nato di Vicenza che si terrà il 17 febbraio nella città veneta. In piazza ci sarà anche il segretario Oliviero Diliberto. Anche Armando Cossutta (Pdci) ribadisce la posizione del suo partito: “L'ampliamento della base di Vicenza è un errore grave che va superato perché bisogna difendere la nostra indipendenza.Le basi americane sono basi nelle quali l'Italia non può esercitare nessuna possibilità di controllo, non sono basi Nato, ma basi che gli americani utilizzano per le loro operazioni. Ma quali operazioni? Occorre difendere la nostra sovranità - conclude Armando Cossutta - non è una questione di antiamericanismo ma si tratta della difesa della indipendenza del nostro Paese”.
Cossiga: continuità in politica estera "Primo grande successo bipartisan del governo Prodi.
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