Milano - Matteo Salvini, lei è capogruppo leghista e possibile vicesindaco nella città delle Cinque giornate, Milano. Napolitano richiama al rispetto dell’Unità d’Italia e per tutti è un rimprovero rivolto alla Lega. Come lo prendete?
«Non come un rimprovero. Se c’è una forza che sta tenendo insieme il Paese in questo momento è la Lega. Diciamo che è uno stimolo per gli antifederalisti».
Napolitano in fondo vi piace...
«Se penso ad alcuni suoi predecessori, anche nati al Nord, come Scalfaro, mi vengono i brividi. Napolitano no, è un uomo del Sud e come tale sa che il federalismo serve a tutto il Paese».
Vi irrita la retorica del Tricolore con la maiuscola?
«La mia bandiera è la croce rossa in campo bianco, la bandiera di Milano».
E non sventolerebbe mai il tricolore?
«Il tricolore è monco. Cosa festeggi oggi? I cassintegrati, i falsi invalidi, i 30mila dipendenti pubblici della Sicilia? Troppi usano il tricolore per coprire delle porcherie».
Attenzione Salvini, il tricolore avvolgeva anche la bara dell’alpino morto in Afghanistan...
«Quella è la parte bella del tricolore. Noi leghisti abbiamo avuto i nonni morti nelle guerre mondiali. Massimo rispetto per l’alpino, è il modello dell’Italia migliore. Se l’Italia fosse nata federalista...».
C’è un Risorgimento tradito?
«Chi voleva un’Italia federalista ha perso. E poi la sinistra oggi sventola il tricolore, 20 anni fa lo bruciava: il tricolore era fascista. I nostri padri lo sanno».
L’altro mito fondante dell’Italia è la Resistenza...?
«Guardi, io ero capogruppo della “Sinistra padana”. Sì, c’è anche una Resistenza tradita. C’erano partigiani federalisti, che volevano una Repubblica antifascista e federale».
Quindi voi vi richiamate alla parte migliore dell’Italia?
«Noi siamo una nuova Liberazione, anche del Sud. Siamo una Resistenza federalista. Sì, la più autentica. Io il 25 aprile in piazza ci vado, ma tengo gli occhi aperti perché i “democratici” credono che sia solo loro».
E se l’Italia rinascesse federale ci sarebbe posto per il tricolore?
«Dopo la bandiera di Milano, il Sole delle Alpi e magari la bandiera rossonera... in una casa ci stanno tante bandiere».
In questi giorni dunque si decide se una parte importante d’Italia potrà riconoscersi in questo Paese?
«È l’ultima occasione, quel giorno festeggeremmo anche noi. Altrimenti a prescindere dalla Lega una parte del Paese si allontanerà da Roma e il Paese non lo terrà unito neanche la colla. Il Belgio insegna».
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