Capita di «vederlo» in metropolitana o in una strada di Milano. Ti appare improvviso come un «fantasma dell'arte», ma Xante Battaglia - invece di un lenzuolo bianco in testa - ha sempre qualcosa in mano: un telefonino (l'equivalente dell'immancabile Polaroid con cui Andy Warhol fotografava tutto e tutti) o un «comunicato» che annuncia la sua prossima «impresa». Xante è un artista, un docente, ma soprattutto è lo «spettro» dei nostri sogni. Lo si può amare («...è un genio, è un grande...») o odiare («...è un pazzo, un fuori di testa...»), ma è impossibile che ti lasci indifferente.
Chi volesse conoscerlo (e - nel bene o nel male - ne vale comunque la pena) , venerdì 16 ottobre può andarlo a trovare nel suo studio di via Bezzeca 6. Qui, nel suo antro selvaggio, Battaglia offrirà 2 esposizioni e 3 «attuazioni performative». «Attuazione performative» non è definizione che fa per noi, ma ecco che a rimettere le cose a posto arriva il titolo «La scultura vivente». Cioè? «Durante l'evento Xante Battaglia dipingerà dal vivo sul corpo di due modelle artiste, Francesca e Ilenia. Che renderanno viva l'arte: da oggetto dell'operazione passano a soggetto, proponendosi anche in affitto». Morale? «Il quadro rimane, la modella scompare». Battaglia anticiperà anche una lezione teorica e visiva che riproporrà in seguito ai suoi allievi dell'Accademia di Brera sul quadro restaurato «Lo sposalizio della Vergine» di Raffaello, bocciato senza pietà («Rovinato irreparabilmente ancora una volta con pitture volgari e cialtrone...»).
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