Buongiorno signora Ronchi Della Rocca, dica la verità, lei saluta ancora quando entra in un negozio?
«Certo, mi pare il minimo visto che è pur sempre uno spazio privato: si saluta all'inizio e si ringrazia alla fine».
E la ricambiano sempre?
«No, mi accorgo che sempre più spesso incontro dei giovani che non salutano. Gli stessi che poi magari parlano per ore con sconosciuti on line».
Lei che di gentilezza e bon ton scrive da anni, pensa che abbia senso fare delle leggi per imporre la cortesia?
«Più che altro è impossibile: la cortesia è un moto del cuore. Dovrebbe essere spontaneo...».
Quindi è contraria alle iniziative adottate da alcuni Comuni?
«No, hanno comunque un senso: spronano i cittadini alla buona educazione, ma la gentilezza è ben altro...».
Secondo lei, dov'è finita la cortesia di un tempo?
«Se l'è portata via la cultura giovanilistica di sinistra che ha fatto in modo che tutto quello che avesse a che fare con il rispetto sembrasse ipocrita».
Mi spieghi meglio...
«I giovani ormai pensano solo a se stessi: appoggiano i piedi sui sedili dei bus senza badare a chi si siederà dopo, vanno con le bici sui marciapiedi e parcheggiano lauto davanti allo scivolo che serve alle mamme con la carrozzina, o ai disabili. Non sa come mi arrabbio...».
La cortesia perduta. Dopo «Questioni di stile» e «La vera eleganza», perché non titola così il prossimo libro?
«Eh... io ci provo a cambiare le cose con i miei libri: li scrivo proprio per quello».
Ma...
«Ma sono sicura che non serva a molto».
E allora cosa si può fare?
«Educare i vigili: tocca a loro combattere la piccola maleducazione quotidiana. Devono imparare a sanzionare sempre e a non lasciare mai correre».
Quindi tocca usare la forza per imporre le buone maniere?
«Temo di sì, altrimenti si rischia di perderle. Definitivamente».
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