Battaglia urbana a Bangkok, la polizia spara: 17 morti, 700 feriti

Bangkok Degenera nel sangue la situazione a Bangkok, capitale della Thailandia, dove l’esercito ha risposto sparando alla crescente violenza usata dai manifestanti antigovernativi che da una settimana assediano la zona dei palazzi del potere. Dopo una giornata di scontri sempre più violenti che avevano provocato quasi duecento feriti, la svolta che da tempo si temeva è avvenuta nel tardo pomeriggio, quando i soldati hanno cominciato a sparare contro le «camicie rosse», come si fanno chiamare i sostenitori dell’ex premier deposto Thaksin Shinawatra. Secondo fonti ufficiali si sono contati 17 morti, mentre il numero dei feriti curati negli ospedali della capitale si è rapidamente impennato avvicinando quota settecento.
Il governo guidato dal premier Abhisit Vejjajiva ha tentato di gettare acqua sul fuoco, esprimendo dolore per la morte dei manifestanti dell’opposizione e assicurando che l’uso di proiettili veri (in precedenza era stato fatto uso piuttosto abbondante di quelli di gomma) è consentito alle forze dell’ordine solo in caso di autodifesa o per sparare in aria. Abhisit è comparso alla televisione per assicurare che le manifestazioni continuano senza confronti violenti con la polizia e che non vi sarà ulteriore spargimento di sangue. Abhisit ha peraltro detto ai thailandesi che lui e il suo governo hanno «il dovere di risolvere la situazione», con ciò rispondendo alle pressanti richieste di dimissioni rivoltegli dalle «camicie rosse».
Anche la giornata di ieri, come ormai da diverso tempo, era cominciata con accese manifestazioni degli oppositori del governo, seguite da scontri di piazza. Nelle ore successive migliaia di poliziotti e militari si sono concentrati nei pressi della zona commerciale e turistica di Ratchaprasong Intersection, presidiata da una settimana da circa ottomila «camicie rosse», con l’evidente intenzione di scacciarle. Contemporaneamente scoppiavano scontri nella zona centrale del ponte Phan Fah, nei pressi dell’edificio delle Nazioni Unite a Bangkok, dove si stima che vi fossero altri quattromila sostenitori di Thaksin. Ben presto è scoppiata una vera battaglia urbana, con lanci di molotov da una parte e spari di proiettili di gomma dall’altra.
Le forze dell’ordine hanno anche fatto uso, come poi è stato ammesso dal premier Abhisit, di proiettili veri contro la folla, ma anche le «camicie rosse» disponevano di armi pericolose e le hanno usate.

Una granata è stata lanciata contro la sede del governo, provocando danni ma non vittime, e colpi d’arma da fuoco sono stati sparati contro un elicottero dell’esercito che sorvolava la zona degli scontri, ferendo un militare. Intanto, i partigiani di Thaksin riuscivano a fare riprendere le trasmissione del «Canale del popolo». E le tenebre calavano su una Bangkok tutt’altro che pacificata.

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