Cultura e Spettacoli

La bellezza italiana incanta Washington

Alla National Gallery of Art cinquanta capolavori assoluti del nostro Cinquecento

Al Kunsthistorisches Museum di Vienna è conservato un quadro raffigurante una Madonna col Bambino (La Zingarella) con un volto rotondo, simile a quelli delle zingarelle dei vicoli veneziani del primo Cinquecento. È un capolavoro del giovane Tiziano, databile intorno al 1510, quando il pittore subiva ancora l’influsso di Giovanni Bellini e di Giorgione. La solida struttura piramidale, i colori caldi, l’atmosfera incantata rivelano la modernità del poco più che venticinquenne Tiziano. Ma è il paesaggio a svelare la nota più nuova: la sua ampiezza, che fa addirittura spostare la Madonna dall’asse centrale del dipinto, i valori atmosferici di prati e colline, che riprendono le stesse tinte del manto di Maria e della tenda di seta alle sue spalle.
La Zingarella, è una delle strepitose opere esposte in una mostra che aprirà il 18 giugno alla National Gallery of Art di Washington. Intitolata «Bellini, Giorgione, Titian, and the Renaissance of Venetian Painting», presenta cinquanta dipinti tra i più importanti dei primi tre decenni del Cinquecento veneto. Opere in gran parte conservate nella National Gallery of Art di Washington o nel Kunsthistorisches Museum di Vienna, ma giunte anche da altri musei europei e americani.
Sponsorizzata da Bracco, leader internazionale nella diagnostica medica e dal Federal Council per le Arti e gli Studi Umanistici, la mostra è curata da David Alan Brown e da Sylvia Ferino-Pagden, con un comitato scientifico internazionale. L’intento è ripercorrere il momento più affascinante della pittura lagunare e veneta, evidenziando le novità tematiche e tecniche: la nuova attenzione al paesaggo e la sua declinazione «pastorale», il nuovo tipo di ritratto maschile, il nudo femminile, l’erotismo, le innovazioni nella pala d’altare.
Una serie di indagini tecnologiche cercano poi di svelare le tecniche dei pittori, i pentimenti, i rifacimenti di grandi maestri come Giorgione e Tiziano. Sino alla scoperta di disegni sotto il colore, che confermerebbero che i pittori veneti lavoravano sia con il solo colore sia con il disegno. Non solo, ma la particolare luminosità dei pigmenti veneziani sarebbe dovuta all’utilizzazione di sabbia di vetro proveniente dalla vicina industria muranese.
A testimoniare le nuove tendenze pittoriche, sostenute da raffinati collezionisti del tempo, ci sono i maggiori protagonisti della pittura veneta. Allora andavano di moda le fiabe arcadiche, con ninfe, pastori, boschetti ombrosi e i pittori li inserivano nelle loro composizioni sacre e profane. Il paesaggio non è più un optional, ma un elemento fondamentale del quadro. Il Concerto campestre di Tiziano, ad esempio, oggi al Louvre, ma un tempo nella raccolta di Isabella d’Este, attribuito a lungo a Giorgione, immerge i personaggi in un vasto paesaggio bucolico. Ma sotto l’idillio pastorale si nascondono sottili teorie musicali e umanistiche. Ogni strumento, dal liuto al flauto, ogni elemento, dall’acqua della fonte alle donne nude (Muse), rimanda ad un altro, svelando complessi rebus. L’Adorazione dei pastori di Giorgione, del 1500 circa, forse identificabile con la «nocte» ricercata nel 1510 da Isabella d’Este, è un’opera fortemente innovativa, col profondo paesaggio, che si snoda in lontananza, e lo studio dei «moti dell’animo» dei personaggi.
Anche il nudo femminile, con la sua carica erotica, entra di prepotenza nelle opere dei pittori veneziani. La Giovane donnna allo specchio, firmata e datata 1515 dall’ottantenne Giovanni Bellini, sfida la Laura di Giorgione e la sensuale Flora di Tiziano, splendide figure femminili, con un solo seno coperto, giocate sul rapporto pudore-piacere. Il vecchio Bellini si lancia in una nudità più radicale, in contrasto col volto asettico della modella. Con un gamma cromatica finissima ed atmosferica lega la delicata figura al paesaggio. Il dipinto, ben delineato nel disegno e nei morbidi volumi, con dettagli quasi fiamminghi, faceva parte della collezione dell’arciduca Leopoldo Guglielmo d’Asburgo, da cui passò al museo viennese.
Di grande fascino anche la parata dei ritratti maschili che, idealizzando il modello reale, ne fanno un tipo: poeta, musicista, soldato, amante. Sfileranno il Gentiluomo di Bartolomeo Veneto, L’uomo con il libro di Vincenzo Catena, l’ispirato Poeta di Palma il Vecchio, il bellissimo Giovane amante con servitore, attribuito da Roberto Longhi a Giorgione, uno dei primi esempi di doppio ritratto maschile, capolavoro assoluto per i passaggi luministici che sottolineano stati d’animo e caratteri, anticipando Caravaggio.

LA MOSTRA
Bellini, Giorgione, Titian, and the Renaissance of Venetian Painting.

Washington, National Gallery of Art, 18 giugno - 17 settembre.

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