Malattie cardiovascolari, perché le donne corrono maggiori rischi: i sintomi a cui stare attenti

Le differenze di età e sintomi delle patologie di questo genere tra uomini e donne complicano l'approccio terapeutico, ecco perché

Malattie cardiovascolari, perché le donne corrono maggiori rischi: i sintomi a cui stare attenti
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La patologie cardiovascolari colpiscono indistintamente uomini e donne, ma è possibile rilevare delle differenze che risultano determinanti, soprattutto per quanto concerne i sintomi e l'approccio terapeutico.

Tendenzialmente, rispetto agli uomini, le donne sono colpite da questo genere di malattie più avanti con l'età, comunque dopo la menopausa, e gli effetti sono di solito più gravi e con un livello superiore di mortalità. A differire, tuttavia, è anche l'approccio terapeutico, come dichiararo a Repubblica dal presidente dell'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri e direttore di Cardiologia al San Filippo Neri di Roma Furio Colivicchi.

Le terapie

"Il problema è che negli studi clinici che sono stati fatti nell'arco di oltre 50 anni sulle malattie cardiovascolari e sull'uso di vari farmaci per contrastarle la presenza maschile era quella preponderante", spiega il professore,"fino all'80%/90% dei soggetti analizzati negli studi erano uomini". La prima conseguenza di questa situazione è che applicare anche alle donne le conoscenze acquisite grazie a queste ricerche può risultare difficile."Si parla di studi condotti per lo più su uomini di età compresa tra i 50 e i 65 anni, per cui applicare le terapie derivanti da essi a donne che hanno un'età tra i 70 e i 75 anni può risultare complesso", precisa l'esperto. E in effetti le donne hanno reazioni avverse a questi farmaci molto più frequantemente di quanto accade tra gli uomini, e in genere le terapie per contrastare le patologie cardiovascolari appaiono meno efficaci.

I primi segnali

Oltre ciò, nella maggior parte dei casi, le donne chiedono aiuto molto in ritardo o tendono a sottovalutare i sintomi, spesso per il fatto che mettono in secondo piano queste preoccupazioni per non abbandonare il ruolo di riferimento che ricoprono all'interno della propria famiglia: "Questo talvolta avviene quando ormai molte cure e terapie che noi potremmo intraprendere per aiutarle non si possono fare più", considera il dottor Colivicchi. Mai, quindi, sottovalutare i sintomi, anche perché questi sono spesso e volentieri molto diversi da quelli rilevabili negli uomini. "Siamo abituati a pensare, ad esempio nell'infarto, al dolore toracico, anteriore, costrittivo e con sudorazione fredda", aggiunge l'esperto, mentre le donne hanno segnali più vaghi. Spesso si tratta di un dolori trafittivi, e la sudorazione fredda non c'è, per cui il consiglio è quello di effettuare dei controlli periodici per evitare il rischio di arrivare alle cure troppo tardi.

Nuovi studi

Compreso, ormai, che le terapie giuste per gli uomini non possano essere applicate in modo pedissequo anche sulle donne, anche nell'ambito della ricerca le cose stanno cambiando."Bisogna prendere in considerazione il panorama neuro-ormonale, che è diverso nella donna rispetto all'uomo, e quindi sempre di più si tende a personalizzare le cure", dichiara il professore.

Ecco perché, per arrivare a un risultato del genere, gli studi tendono ora a equiparare il numero degli individui maschili e femminili su cui effettuare le valutazioni circa le malattie cardiovascolari, tenendo conto anche dell'età e dello stato ormonale, tutti fattori in grado di perfezionare l'attacco farmacologico contro questo genere di patologie.

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