Boom di richieste di supporto psicologico tra i giovani. Pisani: "Salute mentale è una priorità"

Dall'indagine del Consiglio Nazionale dei Giovani emerge che il 70% dei ragazzi ha sentito la necessità di rivolgersi a uno psicologo e che le ragazze sono più fragili dei coetanei maschi. La presidente Pisani: "Il divario di genere resta un nodo profondo"

Boom di richieste di supporto psicologico tra i giovani. Pisani: "Salute mentale è una priorità"

Il 70,4% dei giovani italiani ha sentito negli ultimi cinque anni il bisogno di rivolgersi a uno psicologo, ma solo il 32,2% è riuscito ad avviare un percorso professionale. Un 10,4%, pur avendo cercato aiuto, non ha percepito benefici significativi, mentre il 27,8% dei ragazzi, pur avvertendo un disagio, non ha intrapreso alcun percorso di supporto, con il rischio di aggravare la propria condizione di malessere. È quanto emerge dall’Indice di Well-Fare 2025, l’indagine promossa dal Consiglio Nazionale dei Giovani con il contributo scientifico dell'Istituto EURES, che mette in evidenza un quadro in chiaroscuro delle nuove generazioni.

“Questi dati confermano, pur all’interno di un quadro di generale miglioramento, che la salute mentale è una priorità”, spiega Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani.

Presidente, il dato più evidente che emerge dal vostro indice di Well-Fare è quello della salute mentale: sette giovani su dieci hanno sentito il bisogno di rivolgersi a uno psicologo, ma meno di un terzo ha avuto accesso a un percorso professionale. Cosa ci dicono questi numeri e quali soluzioni sono possibili per questo divario?

"Sette giovani su dieci dichiarano di aver sentito il bisogno di un supporto psicologico, ma meno di un terzo ha effettivamente avuto accesso alle cure ricevendo l’aiuto necessario. Il divario persistente tra bisogno e accesso dimostra che le barriere sono ancora troppe e strutturali (costi, offerta pubblica, burocrazia). Servono politiche strutturali per garantire servizi territoriali capillari, sportelli psicologici permanenti nelle scuole e nelle università, percorsi gratuiti di sostegno e campagne di sensibilizzazione per superare lo stigma".

Le ragazze risultano più fragili dei coetanei maschi, con un indice di Well-Fare (66,6) di circa quattro punti inferiore rispetto ai ragazzi (70,5). Quanto pesa ancora il gap di genere nel benessere giovanile e come lo si può colmare?

"Il divario di genere resta un nodo profondo. Le giovani donne riportano, infatti, un livello medio di benessere inferiore di circa quattro punti rispetto ai coetanei maschi. Tale divario, riscontrabile in tutte le dimensioni osservate, sembra riflettere la permanenza di disparità di tipo strutturale e culturale che, pur in un contesto di progressivo miglioramento, continuano a gravare in misura maggiore sulla componente femminile, soprattutto in termini di carico emotivo, aspettative sociali e accesso equo alle opportunità. Per colmare il gap serve un cambio di paradigma perassicurare una reale equità nell’accesso a tutte le opportunità".

I giovani con un lavoro stabile mostrano livelli di benessere molto più alti (73,5) rispetto a chi ha un impiego precario (70,4) e soprattutto a chi è inattivo (64,4). Questo ci dice che la questione occupazionale è centrale. Quali sono, a suo avviso, le misure più urgenti da adottare?

"La correlazione tra stabilità lavorativa e benessere è inequivocabile: i giovani con un impiego stabile hanno un livello di soddisfazione molto più alto rispetto a chi si trova costretto a vivere condizioni di precarietà o inattività. Questo ci indica che la precarietà non impatta solo sulle loro condizioni economiche, ma mina la salute, la fiducia e la possibilità di progettare il futuro. Per questo servono misure che accompagnino i giovani nell’ingresso nel mondo del lavoro, con formazione qualificata, incentivi mirati alle assunzioni stabili e tutele per i contratti atipici. La sfida è rendere la stabilità occupazionale una prospettiva concreta, non un miraggio".

Dall’indagine emerge che per i giovani oggi conta più la qualità degli spazi e servizi pubblici (86,1) e la percezione di sicurezza nel proprio quartiere (85,4) che il possesso della casa (75,6). È un tema di offerta di servizi o di percezione della qualità della vita?

"Questo dato indica una profonda ridefinizione della qualità della vita urbana: i giovani spostano l'asse del benessere dal possesso individuale di una casa alla fruibilità e qualità dell'ambiente circostante. I punteggi per spazi e sicurezza sono l'espressione di un bisogno di benessere spaziale collettivo, fondato su efficienza dei servizi pubblici essenziali, sicurezza nel quartiere, spazi di socialità e di aggregazione culturale. Dobbiamo cogliere questa priorità investendo nella riqualificazione urbana e nei servizi di prossimità per trasformare l'ambiente in cui viviamo in un fattore di benessere equo e accessibile".

L’ottimismo verso il futuro è cresciuto molto nell’ultimo anno: la quota degli ottimisti cresce infatti di 15 punti (dal 43,7% al 58,4%), mentre i pessimisti calano di oltre 8 punti. Questo dato vi sorprende? Come si può trasformare in fiducia nelle istituzioni?

"Il dato sull’ottimismo è sicuramente incoraggiante: in un anno la quota di giovani fiduciosi è cresciuta di 15 punti. È un segnale importante che testimonia la loro capacità di guardare con speranza al futuro, ma è anche un’attribuzione di responsabilità alle nostre istituzioni. La speranza deve essere tradotta in fiducia concreta: più dialogo, più opportunità reali, più coinvolgimento nei processi decisionali. La partecipazione giovanile deve diventare il motore di questa fiducia, perché è soltanto attraverso il riconoscimento del loro protagonismo nelle scelte pubbliche del nostro Paese che potremo aumentare ancor di più il loro ottimismo verso il futuro".

Se dovesse indicare una priorità assoluta da portare subito sul tavolo politico, quale sarebbe: salute mentale, lavoro, parità di genere o partecipazione?

"Non esiste una scala di priorità.

Negli ultimi decenni, infatti, il concetto multidimensionale di benessere si è affermato come asse centrale nella valutazione della realtà individuale e collettiva, in particolare dei giovani, assumendo crescente rilevanza, a dimostrazione di come il benessere stesso sia il risultato di diverse priorità interconnesse tra loro".

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