Berlusconi: "La Comunione anche ai divorziati"

Il presidente del Consiglio a Porto Rotondo, costretto a rifiutare il sacramento, chiede al vescovo: "Perché non cambiate le regole?". E lui: lo dica a chi è più in alto di me. Monsignor Fisichella: "La Chiesa obbedisce a Gesù. Non possiamo cambiare nulla"

Berlusconi: "La Comunione anche ai divorziati"

da Roma

Giornata di riflessione e di relax per Silvio Berlusconi. Che dopo la fresca due giorni di Bruxelles si ritrova a Porto Rotondo in un clima da estate piena. E dunque, cambio di look. Con il premier che sfoggia un inedito Panama Borsalino per coprirsi dal sole a picco, camicia blu e pantaloni scuri con bretelle. La giacca va e viene, perché il termometro supera abbondantemente i 30 gradi e l’afa si fa sentire.
L’occasione è l’inaugurazione del campanile della chiesa di San Lorenzo, a Porto Rotondo, pochi passi dal buen retiro di Villa Certosa. Di politica, il premier non parla e, nonostante l’altolà del Csm sulla questione giustizia, preferisce lasciar decantare le polemiche e dedicarsi al solstizio d’estate, «una giornata di festa e di augurio». Che va, dice, «soprattutto ai giovani» perché «la tradizione vuole che le ragazze mettessero fuori dalle finestre dei fiori e due cardi» per poi «scegliere il marito in base alla posizione» di questi ultimi. Insomma, oggi «gli italiani hanno bisogno di serenità e di pensare a un futuro di benessere».
Si celebra la messa. Con uno scambio di battute fuori programma tra il Cavaliere e il vescovo di Tempio Pausania Sebastiano Sanguinetti. «Ma quand’è che cambiate questa regola che mi impedisce di fare la comunione?», sussura il premier che è interdetto al sacramento a causa del divorzio dalla prima moglie. «Veda lei che è più altolocato», ribatte ridendo il vescovo che si è appena avvicinato alle prime file per porgere l’ostia ai fedeli.
La cerimonia è finita. Ma Berlusconi si intrattiene ancora e si complimenta con il coro Amici del canto sardo di Sassari che ha accompagnato la funzione. La prossima volta che verrà a Villa Certosa un capo di Stato, promette, «vi inviterò per un’esibizione». Battute, poi, con i presenti tra strette di mano e baci. Il Cavaliere posa per una foto di gruppo con dei bambini in costume sardo e non si trattiene: «Mi è sempre piaciuto fare le foto con i miei coetanei». D’altra parte, aggiunge ridendo, «la giovinezza è una categoria dello spirito e non un fatto anagrafico». Ancora saluti e autografi, anche a un signore che si autodenuncia («sono juventino», dice). «Sono il presidente di tutti gli italiani», ripete Berlusconi. E assicura che le promesse fatte in campagna elettorale saranno mantenute: «Quelle agli elettori si mantengono, quelle alle fidanzate un po’ meno...».
Poi, via verso Villa Certosa. Senza una parola sullo sfogo di Bruxelles. Dalla Sardegna, però, il premier segue con attenzione gli ultimi sviluppi del muro contro muro tra governo e magistratura. E nelle telefonate che ha occasione di fare con i dirigenti azzurri ribadisce il richiamo alla «sovranità popolare» e la sua preoccupazione per quella che venerdì ha definito una «invasione di campo». Sul punto Berlusconi non ha intenzione di fare passi indietro, anche se preferisce far passare il week end senza dare ulteriori scossoni. Il messaggio lanciato venerdì, infatti, è arrivato forte e chiaro.

Il premier è infatti deciso a «giocare d’attacco», forte di sondaggi ancora confortanti e convinto che il caso Mills debba essere disinnescato subito piuttosto che restare impelagato per mesi o forse anni come accadde nel 1994 con il processo sulle tangenti alla Guardia di finanza. D’altra parte, ieri un sondaggio di Sky Tg24 diceva che il 63% degli italiani è convinto che contro Berlusconi ci sia «un accanimento giudiziario da parte di certi magistrati».

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