Berlusconi deluso: «Ha ignorato metà del Paese»

Adalberto Signore

da Roma
Quando Giorgio Napolitano entra nell’Aula di Montecitorio per giurare da undicesimo presidente della Repubblica, tra i banchi del governo Silvio Berlusconi è l’ultimo ad alzarsi e il primo a sedersi. Senza mai rivolgere lo sguardo verso il banco della presidenza, senza neanche accennare un applauso. Il volto del Cavaliere mal nasconde tensione e delusione. Nei trenta e passa minuti del discorso d’insediamento, segue scribacchiando sul libretto blu con il programma della cerimonia, a volte scuotendo il capo, altre incrociando le braccia. Solo sei volte si unisce ai 31 applausi che interrompono l’intervento di Napolitano. E mai con convinzione. Perché, dice ai suoi entrando in Aula, «è come se stessimo andando a un funerale». Pure il discorso del successore di Ciampi non pare convincerlo affatto. «Non ha tenuto conto - confiderà più tardi - di quella metà del Paese che ha votato per noi e che resta senza alcuna rappresentanza nelle istituzioni». Eppoi, ragiona, «nel suo intervento ha salutato e ringraziato tutti fuorché il governo». Non è un caso che Berlusconi sottolinei pure come i suoi applausi siano sempre stati rivolti alle persone citate da Napolitano (Ciampi, i militari italiani caduti, Benedetto XVI) e mai a concetti politici (salvo quando il neopresidente assicura di voler essere super partes). Considerazioni, però, che Berlusconi affida solo ai suoi più stretti collaboratori, tenendo per tutta la giornata un rigorso silenzio. Una scelta, spiegano nel suo entourage, di «scrupoloso rispetto delle istituzioni».
Terminato il discorso, il Cavaliere esce per primo e va ad attendere il capo dello Stato all’ingresso di Montecitorio per accompagnarlo, secondo protocollo, al Quirinale sulla Lancia Flaminia presidenziale. «Sono agli ordini», dice sfoggiando un sorriso e stringendogli la mano. Poi, mentre Napolitano si avvia verso l’uscita, si concede una battuta: «Devo venire anch’io?». Ironia, però, che nasconde una certa amarezza per essere stato - confida un dirigente azzurro - proprio lui il premier che ha «accompagnato» al Quirinale il primo capo dello Stato che arriva dalle file del Pci. Anche se con tutti ci tiene a dire che il problema non è Napolitano, persona degnissima, ma «il metodo». E la stima personale è reciproca, al punto che qualche giorno fa, parlando con un ministro della Cdl, il neocapo dello Stato aveva dato atto a Berlusconi di essere stato «il primo a complimentarsi» con lui dopo la nomina a senatore a vita oltre ad averlo anche «proposto come commissario Ue».
All’umore di Berlusconi fa eco la freddezza dei vertici di Forza Italia.

Perplessa pure la Lega (ieri c’erano solo tre senatori e due deputati), che per bocca di Roberto Maroni parla di «discorso con poche luci e molte ombre». Soddisfatti, invece, An e Udc che elogiano «l’impostazione bipartisan».

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