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Berlusconi fa la pace con la Libia «C’è l’accordo tra l’Eni e i ribelli»

MilanoTre bandiere fanno da sfondo a Silvio Berlusconi e Mahmoud Jibril: la mezzaluna sullo stendardo della Libia, il tricolore, le stelle dell’Unione europea. Il presidente del Consiglio italiano e il primo ministro del governo transitorio libico si presentano ai giornalisti per una conferenza stampa congiunta dopo l’incontro nel palazzo della Prefettura di Milano. È un’immagine di ritrovata vicinanza tra italiani e libici, tra Palazzo Chigi e il governo provvisorio che si è appena trasferito da Bengasi a Tripoli.
L’esito dei colloqui, a cui partecipa anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini, è che saranno sbloccati 350 milioni di fondi di Stato libici depositati nelle banche italiane e che lunedì prossimo l’Eni siglerà con il Consiglio nazionale transitorio libico una nuova intesa sugli impianti.
«C’è la ferma determinazione di evitare qualsiasi atteggiamento vendicativo nei confronti dei perdenti» riepiloga Berlusconi dopo il vertice. Parla dell’intenzione manifestata da Jibril di «includere nel prossimo governo tutte le forze libiche e della società civile». Ma serpeggia la paura di rappresaglie cruente e ingestibili contro Gheddafi e i suoi sostenitori in quella che il premier definisce «una guerra civile».
L’Italia assicura un aiuto economico ed energetico immediato al governo provvisorio che chiede ai Paesi amici «i mezzi finanziari» indispensabili a garantire i servizi essenziali alla popolazione, a partire dagli ospedali e dalle scuole che saranno riaperte a breve. Berlusconi garantisce la disponibilità del governo «allo scongelamento di fondi di Stato libici che sono attualmente congelati presso il sistema bancario italiano». La prima tranche è appunto di 350 milioni.
I due Paesi annunciano la nascita di un Comitato di raccordo congiunto per affrontare la transizione, del quale faranno parte esponenti dei due governi e che sarà guidato dal ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini. Berlusconi fa gli auguri a Jibril e ai suoi collaboratori nel loro impegno «per trasformare la Libia in una vera democrazia».
Le tensioni sembrano evaporate. Jibril, subito dopo aver incontrato il presidente francese Nicolas Sarkozy a Parigi, ha voluto essere in Italia per vedere il capo del governo italiano. E come osserva Berlusconi, «è di buon auspicio per il futuro» che nel corso dell’incontro sia arrivata la conferma del rilascio dei quattro giornalisti italiani.
Probabilmente già lunedì prossimo, a Bengasi, Paolo Scaroni firmerà per conto dell’Eni il memorandum di intesa con la Libia in cui si garantisce alla popolazione libica la fornitura di gasolio e benzina in cambio del petrolio che sarà prodotto quando gli impianti ripartiranno. Sembrava che l’accordo potesse essere siglato già ieri, penne, calamai e scrivanie erano pronti, ma alla fine si è deciso di rimandare all’imminente incontro in Libia. Il presidente del Consiglio italiano comunque garantisce la «possibilità da parte nostra di anticipare, senza pagamento da parte della Libia, ingenti quantitativi di gas e benzina per le immediate esigenze della popolazione».
La sicurezza è uno degli altri grandi temi, nell’elenco delle priorità di Jibril, che sottolinea la necessità di garantire l’ordine, togliere le armi dalle strade, far ripartire l’amministrazione della giustizia e avviare la nascita di un esercito nazionale. Frattini spiega che «da due mesi è a Bengasi un team di militari italiani, con scopi di addestramento». Scaroni conferma: «Il problema principale oggi è la sicurezza». L’ad dell’Eni sfoggia serenità sugli approvvigionamenti per il prossimo inverno: «Non sono assolutamente preoccupato per i rifornimenti di petrolio, se la Libia cambiasse partner si sparerebbe sui piedi».


L’appello di Jibril parla chiaro: «Se non si ottengono mezzi per garantire i servizi alla popolazione, la destabilizzazione a Tripoli e in altre città rischia di essere grave».

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