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Berlusconi: "Gas e nucleare, la sfida dell'Italia"

Il Cavaliere ad Ankara per la firma dello storico accordo tra Turchia e Russia che porterà il gas nella Penisola: "Successo frutto di un grande lavoro di diplomazia con tutti i Paesi del Mediterraneo"

Berlusconi: "Gas e nucleare, la sfida dell'Italia"

Ankara - Seduto su un divanetto del Nuovo Palazzo del governo, Silvio Berlusconi fa il bilancio della sua trasferta turca e di quella che chiama «la grande diplomazia commerciale». La giornata di Ankara per il premier italiano è stata un successo. Con il Cavaliere che prima partecipa a un lungo vertice con Vladimir Putin e Recep Erdogan e poi fa da padrino politico all’accordo tra Russia e Turchia su South Stream, il gasdotto che passerà nelle acque territoriali turche del Mar Nero collegando così Russia ed Europa. Soluzione nient’affatto scontata anche se, spiega il premier, «attraversare le acque ucraine era assolutamente impensabile». Le ripetute crisi politico-energetiche tra Mosca e Kiev negli ultimi inverni hanno più volte rischiato di lasciare l’Europa al freddo. Così, insiste il Cavaliere, «l’unica strada possibile» era l’intesa tra Russia e Turchia. «Un successo anche nostro», dice Berlusconi. Perché «sul benestare del governo di Ankara si è iniziato a lavorare seriamente a Soci», la località della Crimea dove qualche mese fa Berlusconi ha incontrato Putin».
Il Cavaliere, dunque, non nasconde la sua soddisfazione. Anche se una volta tanto si limita a fare da testimone d’eccezione assistendo in prima fila alla lunga cerimonia di firma e controfirma negli accordi commerciali tra Ankara e Mosca. Lo fa con pazienza, incassando il riconoscimento pubblico del premier russo e turco, che più volte sottolineano il ruolo avuto dall’Italia e che lo invitano a salire sul palco per la photo opportunity della giornata.

«Grande diplomazia commerciale», dunque. Fatta, sottolinea Berlusconi, di una partnership privilegiata con «gli amici del Mediterraneo». «Turchia, Tunisia, Egitto, Algeria e Libia. Con tutti - spiega - abbiamo ottimi rapporti». Ma che passa anche per gli abbracci e i due baci che si scambia con Putin prima di lasciare il Nuovo Palazzo del governo e con le troppe attenzioni di Erdogan che da perfetto padrone di casa offre la sua compagnia al Cavaliere anche quando il premier si siede a chiacchierare con tre giornalisti italiani. Con al suo fianco Valentino Valentini e Bruno Archi, Berlusconi va subito al punto: «Siamo di fronte alla grande sfida dell’energia, della sicurezza e della stabilità». «Un grande slam», aggiunge. Sottolineando come la partita non sia solo sul presente con il progetto South Stream, frutto di una partnership tra la russa Gazprom e l’italiana Eni. Ma soprattutto «guardando al futuro quando la produzione di energia avverrà attraverso le centrali nucleari». E pensare, aggiunge, che «noi siamo il Paese di Enrico Fermi» e «negli anni ’70 eravamo all’avanguardia». Oggi, invece, «dobbiamo guardare alla Francia che produce l’80 per cento della sua energia dal nucleare». Anche per questo, dice, «stiamo pensando a una partecipazione nella costruzione di una raffineria e di una centrale nucleare in Turchia». Al momento, spiega, «il protocollo l’hanno scritto Ankara e Mosca», ma «a noi interessa il know how e abbiamo chiesto se possiamo entrare tramite Eni o magari Enel con una partecipazione del 10 o del 20 per cento». Nella partita South Stream, dunque, l’Italia è riuscita a ritagliarsi un ruolo di primo piano, sia per la partecipazione attiva di Eni nell’operazione, sia per la mediazione portata avanti da Berlusconi. Che Turchia e Russia siano per così dire due partner strategici non è certo una novità, come non lo è la corsia preferenziale tra il Cavaliere e il premier russo Putin. E nell’attesa che finisca il lungo vertice trilaterale - per l’occasione senza sherpa e con i soli interpreti - anche Paolo Scaroni dice che oggi il Cavaliere «incassa un dividendo politico» di non poco conto». D’altra parte, è il ragionamento dell’ad di Eni, è soprattutto il filo diretto tra Berlusconi e il Cremlino ad aver dato negli ultimi tempi una spinta alla politica energetica dell’Italia. «È la realtà, è quello che faccio», chiosa il premier. «Cerco sempre di essere di supporto alle aziende italiane», aggiunge citando la recente commessa «andata alla nostra Impregilo per il raddoppio del Canale di Panama». Anche in questo caso, sembra dire, i rapporti personali hanno contato e il presidente panamense, «italiano di terza generazione», sarà a Lucca il 13 e 14 settembre e «io farò gli onori di casa». E delle critiche che arrivano alla sua politica energetica da chi ci vorrebbe meno vicini alla Russia? «Negli ultimi incontri che ho avuto, compresi quelli più recenti durante il G8, non sono mai emersi problemi spinosi sul fronte energetico. Né con la Francia, né con la Germania, né con la Gran Bretagna». E Nabucco, il gasdotto concorrente di South Stream? «Credo che ci sia spazio per tutti. E credo sia necessario avere una pluralità di fornitori».

«D’altra parte - conclude Berlusconi - in Italia consumiamo 550 miliardi di metri cubi di gas all’anno e ben 300 li importiamo e nei prossimi anni saliremo a 400».

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