Fabrizio de Feo
da Roma
«Resterò in politica, perché oggi non ritengo di essere fungibile come leader che tiene unito il centrodestra». Silvio Berlusconi si riprende lo scettro del comando. E con un colpo secco spazza via le aspirazioni coltivate in maniera sempre più esplicita dagli alleati. La scintilla da cui scaturisce la «puntualizzazione» del numero uno di Forza Italia va ricercata in unintervista di Pier Ferdinando Casini in cui lex presidente della Camera «delimita» il ruolo dellex premier, definendolo semplicemente il leader di Forza Italia. Un modo per smarcarsi dagli obblighi del passato e far capire che il centrodestra dovrà riscrivere i patti e disegnare nuove gerarchie interne.
Il presidente azzurro, naturalmente, non accarezza affatto lipotesi di un pensionamento anticipato. E si dice pronto a tornare in campo per rispettare limpegno preso con gli italiani. «Ho il rigetto del teatrino della politica, dei telegiornali e dei giornali», premette lex premier, per poi aggiungere: «So che sono condannato a restare a fare quello che faccio, perché sono una persona responsabile. Il 50 per cento degli italiani della sinistra non mi vede bene, laltro 50 per cento sì, ma finirebbe di vedermi bene se io mancassi di senso di responsabilità. Dopo cinque anni di governo potrei anche pensare di attaccare le scarpe al chiodo, di abbandonare la politica, facendo il mio interesse personale, ma perderei la stima e laffetto del 50 per cento degli italiani. Non posso permettermi di concludere la mia avventura umana in questo modo. Quindi - conclude Berlusconi - resterò qui a fare quello che oggi non è modificabile, perché, ahimè, non ritengo di essere fungibile come leader che tiene insieme la coalizione del centrodestra».
Il leader azzurro si trova a Montecitorio per partecipare al voto di fiducia sul decreto legge per lo spacchettamento dei ministeri. Ma anche per prendere possesso del suo nuovo ufficio alla Camera, assegnatogli come capo dellopposizione. I cronisti, inevitabilmente, gli chiedono un parere sullintervista di Casini a Repubblica. La risposta è secca. «Non leggo. Ho il rigetto di tutto». Una freddezza figlia anche di unaltra spina nata nel corso della giornata: il rifiuto opposto dal numero uno dellUdc allipotesi di un coordinamento dei gruppi parlamentari del centrodestra guidato da Carlo Giovanardi. Unidea lanciata dallex premier in un colloquio con Fini e Casini. Tra i leader del centrodestra, però, laccordo non sarebbe stato trovato perché lUdc si sarebbe detta contraria a ogni struttura «istituzionalizzata» deputata a svolgere questo compito. «Il coordinamento - avrebbe risposto il leader dellUdc - lo svolgono già i capigruppo che si vedono allinizio di ogni settimana per questo».
Al di là delle manovre interne alla Cdl, lattenzione di Silvio Berlusconi si concentra sulla perigliosa navigazione del governo Prodi. Il primo pensiero va alla reintroduzione dellIva sulla compravendita degli immobili con effetto retroattivo, contenuta nel dl Bersani. «È un danno enorme sul piano internazionale, perché lItalia non è Paese certo per gli investitori» commenta il leader di Forza Italia. «Se arriva un governo che stravolge lordinamento o loperato del precedente governo e addirittura inserisce la retroattività di unimposta, uno Stato perde qualunque credibilità». E a chi gli chiede se sia daccordo con chi, come Romano Prodi, crede che la vittoria degli azzurri in Germania possa portare benefici economici, Berlusconi risponde con una battuta scherzosa. «Guardi, io con Prodi non sono daccordo su niente, come si dice a prescindere». Disco rosso anche sullipotesi di un governo delle larghe intese. «Non mi sembra proprio il momento». Poco ottimismo anche sulla possibilità che lesecutivo possa inciampare sul rifinanziamento della missione in Afghanistan. «Non è vero, non vanno a casa. State tranquilli: sono incollati alle poltrone del potere».
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