Berlusconi studia con la Lega il calendario delle riforme

Roma. I mistici dell’Occidente non è solo l’ultimo raffinato album dei Baustelle, la migliore pop band italiana del momento. È il titolo di una monumentale opera di Elémire Zolla, storico delle religioni che sicuramente ha fatto parte della Bildung di Gianfranco Fini.
«Il misticismo è la ripetizione, in una civiltà non più corale, dell’esperienza iniziatica», scriveva Zolla per i tipi di Garzanti nel 1963. E Gianfranco Fini, tutto sommato, di questi insegnamenti sembra aver fatto tesoro. La vittoria berlusconiana delle Regionali ha schiantato, almeno apparentemente, la volontà di potenza del presidente della Camera, autoeclissatosi proprio quando ci sarebbe stato bisogno di combattere con più vigore.
Ma poteva Gianfranco Fini rassegnarsi al crepuscolo? Poteva tramontare insieme con i suoi valori? Un politico di razza (Giulio Andreotti ne è tutt’oggi il simbolo vivente) non tramonta mai. E così l’inquilino numero uno di Montecitorio, messosi nell’angolo a causa dei suoi continui distinguo rispetto al leader del governo e del Pdl, ha deciso misticamente di recuperare «l’esperienza iniziatica», ossia la cifra della sua svolta: il riformismo. Non a caso, Farefuturo, la fondazione che proprio al cofondatore del Pdl fa capo, ha organizzato giovedì prossimo a Roma un convegno dedicato alla quinta Repubblica francese, segnata da Charles De Gaulle. «Un modello per l’Italia?», si interroga il think-tank finiano e per discuterne, dopo l’apertura dei lavori del presidente della Camera, ha invitato un ideologo sarkozista come Frédéric Rouvillois, collaboratore del Centro studi dell’Ump e Franco Bassanini, costituzionalista ex-diessino che proprio con il presidente francese ha collaborato nella commissione Attali. Certo, ci sarà anche Sofia Ventura, docente universitaria finiana che in più di un’occasione ha criticato il berlusconismo, ma il clima sembra cambiato ed è molto differente da quello di qualche giorno fa quando si metteva in discussione ogni parola del premier. E il ricollegarsi a Sarkozy, al riformismo, attenua di molto la vis polemica degli ultimi tempi. Non a caso FareFuturo Web Magazine, l’organo online della Fondazione, ieri era tutto un florilegio di inni al cambiamento, alle modifiche costituzionali. «La congiuntura astrale lo permette: bisogna rinnovare il Paese», scriveva la webzine ricordando che «le Regionali hanno sancito una netta vittoria del Popolo della libertà con conseguente stabilizzazione e rafforzamento dell’esecutivo» e che «per tre anni non ci saranno elezioni» e dunque si potrà lavorare tranquillamente. «È tempo di concretezza» e bisogna «demolire i fortini, seppellire le trincee e fare il primo passo». Un segnale palese di buona volontà, di disponibilità ad avviare un percorso, anche a parlare di presidenzialismo.
Certo, resta l’imprinting finiano. «Non è retorica per tutte le stagioni, non è buonismo istituzionale. È anzi la forma più alta di politica: il governo della polis, il patto tra avversari in nome dell’interesse generale», conclude FareFuturo Webmagazine. Ma la musica è cambiata rispetto a quando si discuteva ogni parola del premier sulla riforma della giustizia e del presidenzialismo, quando si invitava il Pdl a «non essere la fotocopia della Lega».
Insomma, hanno vinto Berlusconi e Bossi e al quartiere generale di Fini l’hanno capito tutti. D’altronde, dopo un successo del Cavaliere che ha raggiunto proporzioni inattese, forzare la mano sarebbe stato impossibile e anche la sponda lealista della maggioranza ha tutto da guadagnare dal ritorno a casa del cofondatore. Fini in questi mesi si è conquistato la simpatia dell’opposizione (ovviamente per le sue sortite antitetiche alle posizioni del Cavaliere) e se si vorrà modificare la Costituzione senza referendum servirà un ampio consenso.
Resta un’incognita: oggi prende il via Generazione Italia, l’«aggregatore» finiano di classe dirigente, l’associazione politica che avrebbe dovuto riunire coloro che aspiravano a un rinnovamento post-berlusconiano del centrodestra. Sul sito Internet ogni giorno un editoriale e un videoeditoriale del vicecapogruppo alla Camera, Italo Bocchino.

Il quale ripete come un mantra che si tratta di «un’operazione costruttiva e non distruttiva» invocando la memoria del compianto Pinuccio Tatarella, il mediatore per eccellenza tra An e Forza Italia. Di fronda, per il momento, non si parla.

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