«Dire che lAutorità italiana per le tlc voglia rivedere le tariffe della rete in rame per sostenere il bilancio di Telecom Italia è falso. Non siamo assolutamente favoriti dallAuthority». Risposta secca, quella che Franco Bernabé, ad della società telefonica, spedisce per lettera al Financial Times in merito allarticolo sullopportunità per il gestore di aderire al consorzio della nuova rete italiana a banda larga. Una risposta che, indirettamente, vale anche per lAuthority.
Lo scenario descritto da Ft, che invitava Telecom a «mettere da parte le sue tendenze da monopolista e unirsi al consorzio», per Bernabé «e fuorviante perché Telecom ha intenzione di fornire la fibra alla metà della popolazione italiana entro il 2018 ed è aperta a considerare progetti pubblico-privati per spartirsi gli investimenti (per esempio nei condotti) solo nelle aree geografiche dove la competizione basata sulle infrastrutture non è sostenibile. È sorprendente - ha aggiunto Bernabé nella sua lettera - che i nostri concorrenti sostengano lutilizzo dei soldi dei contribuenti per quella che loro rivendicano come uniniziativa di mercato, cioè lo sviluppo della fibra nelle principali città italiane».
Seocndo il numero uno di Telecom Italia, quindi, niente di più infondato. Il regolatore, sottolinea ancora, «non sta imponendo un aumento dei prezzi per tenere in piedi il bilancio di Telecom Italia, soprattutto se consideriamo la nostra flessibilità finanziaria e gli attriti con la indiscutibile imparzialità del regolatorestesso».
Per quanto riguarda la Gpon, poi, una tecnologia che, secondo il Ft, favorirebbe il mantenimento del suo ruolo di incumbent, Franco Bernabè replica: «La sua applicazione è in linea con le scelte di tutti i principali operatori mondiali».
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