Bernanke (Fed): «Attenti ai debiti o faremo la fine dell’Europa»

Se Mario Draghi aveva messo ieri i mercati di buonumore con la sua asta miliardaria, Ben Bernanke ha subito imposto la cautela della ragione. Al punto da far passare in secondo piano l’ottima performance dell’economia Usa nel quarto trimestre, chiuso con una crescita del 3%, migliore della prima stima (+2,8%) e delle stesse attese degli analisti (+2,7%). È da tempo, del resto, che il capo della Federal Reserve ha assunto un atteggiamento guardingo sulle prospettive della prima economia mondiale. A preoccuparlo è sempre la Grecia, anche dopo l’assegno da 130 miliardi di euro staccato dall’Europa e dal Fondo monetario internazionale. Un default disordinato e incontrollato di Atene «creerebbe problemi perché lasciare l’euro sarebbe molto difficile», ha spiegato Bernanke durante una testimonianza alla commissione Finanza della Camera. E ha aggiunto: «Gli Stati Uniti andrebbero incontro a rischi significativi se all’Europa dovesse capitare un grave incidente finanziario». Poi, con chiaro riferimento alla situazione debitoria Usa, ha detto: «L’Europa è un esempio di cosa succede se le questioni di bilancio non vengono affrontate».
Più in generale, pur apprezzando gli sforzi compiuti da alcuni Paesi dell’Eurozona, il successore di Alan Greenspan ritiene che rimangano problemi a livello fiscale e finanziario «la cui soluzione richiede azioni congiunte da parte delle autorità europee». In pratica, per sostenere competitività e crescita, il suggerimento è quello di potenziare i firewall anti-crisi. Un nodo che Eurolandia stenta però a sciogliere a causa dell’irrigidimento della Germania.
Ma nell’analisi di Bernanke trova posto, ovviamente, anche «l’andamento irregolare e modesto» della ripresa americana che fa tuttavia prevedere per il 2012 «una crescita simile o leggermente superiore a quella registrata nella seconda metà del 2011», ovvero del 2,25%.
Per precauzione, e nonostante la disoccupazione stia scendendo, la Fed intende mantenere i tassi di interesse eccezionalmente bassi (attualmente sono tra 0 e 0,25%) almeno fino alla fine del 2014.

Le leve del costo del denaro sono destinate a restare ferme ancora a lungo, ma il presidente dell’istituto di Washington ha freddato le aspettative di ulteriori manovre di stimolo monetario a sostegno dell’economia. Non era, comunque, quanto i mercati volevano sentire.

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