Bernard Minier ci porta sulle tracce del "noir" nascosto tra Spagna e Francia

Nel nuovo romanzo, sotto un temporale furioso, un poliziotto viene rinvenuto, crocifisso, su un colle di Madrid

Bernard Minier ci porta sulle tracce del "noir" nascosto tra Spagna e Francia
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In occasione dell'incontro «L'intelligenza del Noir», previsto alle 12 di oggi a Villa Litta Biblioteca di Affori, nell'ambito della Milanesiana, il giallista francese Bernard Minier (nella foto) ha risposto ad alcune nostre domande. Il suo ultimo romanzo, Lucia La prima indagine di Lucia Guerrero (Baldini+Castoldi, traduzione di Raffaella Patriarca, pagg. 475, euro 22), fa della suspense e delle atmosfere cupe l'elemento primario, a partire dalla prima pagina, quando, sotto un temporale furioso, un poliziotto viene rinvenuto, crocifisso, su un colle di Madrid. A ritrovarlo è una collega, la tenente Lucia Guerrero, che dovrà indagare su una serie di delitti rimasti insoluti, con l'ausilio della bizzarra equipe di un docente universitario. Per la protagonista, sarà un'odissea nei meandri del male e un viaggio catartico nella propria psiche tormentata. Come mai il giallista francese ha ambientato questo romanzo in Spagna? «Perché è un Paese - ci dice - che conosco bene. Mia madre ci è nata e si è trasferita in Francia a otto anni. Io in Spagna ho vissuto una parte dell'adolescenza, dopo la morte di Franco, assistendo alla transizione democratica della nazione. Ho visto succedersi diversi governi mentre il Paese si trasformava sul piano politico, economico, sociale. Quando ho deciso di congedare il mio eroe, il comandante di polizia Martin Servaz, mi serviva qualcosa di radicalmente diverso. Al suo posto, ho scelto una donna, spagnola e di una generazione più giovane. E il profilo giusto l'ho trovato nella mia compagna, su cui ho modellato la figura di Lucia Guerrero.»

Elementi primari della narrazione anche le città di Salamanca e Segovia. Spiega di nuovo Minier: «Sono città straordinarie e poco visitate dai turisti francesi, a differenza di Barcellona, Granada o Siviglia, dove, se scoperchi una pietra, trovi un giallista sepolto da tempo. Quando scrivo, mi sento un cineasta e, dunque, se una città si fa personaggio in un film, può farlo anche in un romanzo». Nella trama dei delitti apparsi in dipinti che mettono in mostra scene dalle Metamorfosi di Ovidio... Minier li ha inseriti perché «Il Rinascimento italiano e l'arte primitiva fiamminga si ispiravano per lo più alla Bibbia e alle Metamorfosi di Ovidio, un melange di crudeltà, violenze, torture, incesti, tradimenti: noir sotto mentite spoglie. E i testi erano dotati di grande ritmo, un cardine del thriller. Volevo far capire che il noir nasce da lontano: Ovidio, Edipo, Medea, il teatro antico.»

Cosa accomuna il noir francese e quello spagnolo? La varietà e Minier ne è un maestro.

«Ci sono scuole, come quella scandinava, che tendono a sfruttare sempre le stesse tematiche e atmosfere. Il noir spagnolo e quello francese vantano autori diversissimi. Con Lucia, ho tentato di scrivere un romanzo di ambientazione spagnola che non sembrasse scritto da un francese».

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