Un eventuale governo di transizione dovrebbe occuparsi della legge elettorale e delle "urgenze economiche" del Paese, il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, in una intervista a Sky Tg24, rilancia su piatto del dibattito nel centrosinistra, con un occhio al duetto tra Fini e D'Alema. E lancia l'ipotesi di uno "scambio" con la maggioranza. Tra Lodo (assicura: "Sarà spazzato via dal referendum. Quindi di che stiamo parlando?") e riforma del fisco con sottinteso corolario d'intesa con le proposte di Fini in materia di aumento di tasse sulle rendite finanziarie. Ma spunta il terzo incomodo, il leader del Sel Nichi Vendola, che si mette di traverso subito e lancia il suo "niet" a una governo di transizione per le riforme. Per Vendola quel dialogo tra Pd e Pdl non s'ha comunque da fare. "Il Paese non ha guida politica e ci sono problemi serissimi la destra ammetta sua crisi e si rimetta al percorso costituzionale, altro che colpo stato".
Governo di transizione Secondo il segretario del Pd, quindi, serve un "governo di transizione per occuparsi dei problemi urgenti per poi rimettersi agli elettori sulla base di progetti nuovi". "La nuova legge elettorale serve a mettere in sicurezza la democrazia: oggi con il 34% uno può fare il presidente della Repubblica. Intanto occorre rispondere alle emergenze. Certamente - ha aggiunto - le grandi riforme vanno affidate agli elettori".
Perché allora non andare subito alle urne? "Bisogna andarci - ha risposto Bersani - ma con un altro meccanismo e con progetti nuovi. In ogni caso se e quando arriveremo ad elezioni anticipate, deve essere chiaro che dipende dal fallimento del centrodestra, con il ribaltamento del partito del predellino e un agenda di questo paese incentrata solo sui problemi di un uomo solo, mentre, milioni di italiani hanno tantissimi problemi".
Lodo e riforma del fisco Da parte del ministro del Tesoro Tremonti c'é un atteggiamento "dilatorio" sulla riforma fiscale ha detto , commentando la lettera con cui il ministro ha risposto alla sua sollecitazione a discutere delle riforma fiscale. Bersani ha rilanciato la su proposta, dicendo che il "dialogo" può esserci quando il governo porterà in Parlamento il suo testo di riforma. "Vedo che parla o forse chiacchiera su fisco - ha detto Bersani - Noi abbiamo avanzato una proposta che scarica il peso dalle famiglia e dal lavoro e lo carica su evasione e rendite". Maria Latella ha ricordato la risposta di tremonti, nella quale afferma che prima vanno incassati gli introiti dalla lotta all'evasione, altrimenti è come mettere il carro davanti ai buoi: "Mi ha risposto così - ha convenuto Bersani - ma è un curioso argomento per un ministro che ha già messo a bilancio una decina di miliardi dalla lotta all'evasione senza aver preso misure concrete. Lui davanti ai buoi ci ha messo una carovana". "D'altra parte - ha proseguito - il ministro che ha fatto il più grande e vergognoso condono, difficilmente può fare la lotta all' evasione. Queste pratiche dilatorie non reggono più, la riforma è urgente". Alla domanda se c'é un avvio di dialogo sulla riforma fiscale, Bersani ha risposto secco: "Ne prendo atto quando arriva in Parlamento. Tiriamo via il Lodo Alfano e confrontiamoci".
Il "niet" di Vendola Nichi Vendola, dal palco del Congresso di Sel, si rivolge al segretario del Pd, osservando che "il governo di scopo per una riforma della legge elettorale sarebbe senz'altro positivo", ma che "stanno entrando in campo ipotesi di governi per fare le riforme", a cui Sinistra ecologia e libertà non è certo favorevole. Il leader di Sel ritiene che un governo tecnico, di scopo, sarebbe utile "se fosse in grado di modificare l'attuale sistema elettorale, che è ha mutilato il pluralismo democratico, e non ha garantito la governabilità, escludendo dal Parlamento pezzi importanti della società". "Spero di avere una risposta illuminante da Bersani - prosegue - perché vorrei capire dal Pd se considera 'tecniche' anche le riforme economiche, che invece sono riforme di natura squisitamente politica". "Ci possono essere - si chiede il leader di Sel - riforme economiche come il fisco, la riforma del mercato del lavoro, che si possano risolvere con scelte neutre? E, inoltre, qual è il terreno comune di queste scelte neutre? Forse è il 'tremontismo'?".
Cicchitto: "Nessun governo sostitutivo" Un governo con Bossi e Berlusconi all'opposizione sarebbe "una forzatura di Palazzo e un tradimento" del voto. E' "auspicabile" che il governo resti in piedi per portare avanti il suo programma e dare uno "scudo" al premier: lo dice in una nota Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera. "Lo stesso Fassino - ricorda - quando presentò la candidatura D'Alema a presidente della Repubblica disse che si impegnava, qualora fosse venuta meno la maggioranza uscita dalle urne, a ritornare la voto. Il nostro attuale sistema, infatti, prevede che i cittadini si esprimano di fatto su una maggioranza (che essi conoscono prima del voto) e su un premier (che essi scelgono barrando la coalizione che trovano sulla scheda elettorale con tanto di nome)". "Cambiare presidente del Consiglio senza tornare alle urne - sottolinea Cicchitto - significa infliggere un duro colpo alla sovranità popolare. Quindi, fuori dai discorsi astratti, fare un governo con all'opposizione Berlusconi e Bossi sarebbe senza ombra di dubbio una forzatura di Palazzo e un tradimento della volontà popolare. E' pertanto auspicabile che rimanga in piedi la maggioranza uscita dalle urne che si è anche allargata e si misuri sulle tematiche urgenti per il Paese, dal lavoro, all'economia, alla scuola, a tutto il resto. Tra questo anche la riforma della giustizia, e la necessità di dare uno scudo al premier visto che da troppi anni, è conclamato, c'é un uso politico della giustizia da parte di settori ben definiti della magistratura".
"Tela di Penelope" Le tessiture necessarie per dar vita ad un governo tecnico assomigliano alla tela di Penelope, "che viene composta di giorno e guastata la notte successiva". Afferma ancora Cicchitto. "Lo scenario che ipotizza D'Alema - dice Cicchitto riferendosi all'ipotesi lanciata dal presidente del Copasir - non è altro che la grottesca sommatoria di posizioni inconciliabili. Siamo di fronte al solito tatticismo dalemiano, che è solo la caricatura del togliattismo, tutto preso com'é dalla frenesia di metter in piedi le alleanze più varie, ma che finisce come sempre col perdere di vista il quadro generale". "Il fallimento di questa tattica dalemiana - prosegue - è nei fatti: il Pd per un verso è repulsivo rispetto all'area cattolica popolare visto che Bersani sta tornando a suggestioni da partito post comunista con lo sguardo tutto proteso al massimalismo di Cgil, Fiom e Vendola.
Il fatto che il Pd di Bersani non riesca a prendere le distanze dalla piazza rossa e anzi, il fatto che l'abbia in un certo senso accarezzata, dimostra che il radicamento e la collocazione a sinistra è molto forte e dunque incompatibile con l'operazione dalemiana di Palazzo di mettere assieme da Vendola, a Di Pietro ai cattolici e persino a Casini e, potendo, addirittura a Fini". "Questa improbabile sommatoria - conclude Cicchitto - ha un destino scritto:finire come la tela di Penelope che viene composta di giorno e guastata la notte successiva".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.