Bersani s’inchina al Professore La Lega insiste: ora inizia la miseria

RomaBene Monti. Il Pd «lo sostiene», dice Pier Luigi Bersani (nel tondo), ma «con le sue proposte»: quell’articolo 18, ad esempio, «va tolto dal tavolo». Meno bene, forse, Napolitano, che in una lettera a Reset chiede «un adeguamento al nuovo contesto generale della piattaforma programmatica delle forze riformiste» e di «rimodellare le politiche sociali, in coerenza con la competizione globale e le sfide che pone all’Italia». Parole che non sono piaciute al bersaniano Massimo D’Antoni, economista dell’università di Siena, che su Facebook se l’è presa con «chi ha passato una vita nel Pci ma è convinto di venire dal Pli».
Il segretario non commenta, preferisce elogiare Monti, tenendolo leggermente sulle spine. «I titoli degli interventi sono giusti - sostiene - però manca qualcosa sul sociale. Dopo anni di favole un bagno di realtà. Siamo stati portati sul precipizio greco e ci siamo fermati». Sappia comunque il Prof che «il 2012 deve essere l’anno in cui la politica si prende le sue responsabilità. Abbiamo buone idee, vogliamo farle valere». Dunque un appoggio con molti distinguo. «Noi siamo pronti a dare il nostro contributo ma consideriamo questo un governo di emergenza e di transizione, non di ricostruzione e di riforme. Per quella prospettiva serve un patto di legislatura tra progressisti e moderati». Dopo. Adesso c’è «una prova di responsabilità, un passaggio che a poco a poco può tirarci fuori dai guai e che selezionerà le alleanze, perché un conto è criticare un altro parlare di inciucio o tradimento». Di Pietro insomma deve smetterla: «Non abbiamo fatto le larghe intese, non ci siamo alleati con Berlusconi. Noi il Cavaliere lo abbiamo mandato a casa». Certo, la concorrenza a sinistra, unita alle turbolenze della Cgil, pesa parecchio. Sarà per questo che il segretario è portato a sottolineare: «Ho sentito parole rassicuranti. Mi pare che anche Monti non consideri chiusa la vicenda delle pensioni. Noi abbiamo posto l’esigenza di tenere conto che la riforma deve essere condivisa e che finora ha avuto margini insufficienti di gradualità. C’è gente che non ha pensione né lavoro, a questi bisogna rispondere». Quanto alle liberalizzazioni, «pensiamo che siano importanti».
Bersani deve un po’ barcamenarsi, visto che Antonio Di Pietro non ha intenzione di abbassare i toni: «Cresci Italia? È la politica delle televendite, degli annunci autoelogiativi, degli slogan un tanto al chilo. Noi voteremo i provvedimenti caso per caso, ma finora sono cresciuti solo gli evasori. Come può batterli Monti se non ratifica l’accordo con la Svizzera? Oggi sembrava la sfilata di Carnevale, non la conferenza di Capodanno».
Durissima pure la Lega, «La crisi è finita.

Ora inizia la miseria - dice Roberto Calderoli - Questa è la sintesi del vacuo intervento del presidente del Consiglio. Parole e parole che sotto nascondono tasse e tasse e ci porteranno povertà e povertà. Noi possiamo solo resistere e resistere».

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