Biasotti lancia la grande coalizione per il porto

Il futuro di Genova, non solo quello del suo porto, dipende anche da chi è al timone dell’Authority di Palazzo San Giorgio. Ecco perché, sostiene l’ex governatore della Liguria Sandro Biasotti, il nuovo «Doge» dello scalo dovrà essere scelto con un’intesa bipartisan: «Propongo un tavolo unico - spiega pertanto il leader degli arancioni del movimento “Per la Liguria“ - perché la nostra città è debole a livello nazionale, e una candidatura condivisa darebbe maggiore forza alla comunità». Un preannuncio di larghe intese anche per il futuro? Biasotti conferma, ma mette in chiaro subito: «Per larghe intese intendo la condivisione su alcuni obiettivi fondamentali, Terzo valico, infrastrutture, porto e aeroporto. Sul resto, dev’essere salvaguardata l’identità di ognuna delle parti protagoniste degli accordi». Anche perché, precisa ancora l’ex presidente della Regione che si ripropone alla guida della giunta di De Ferrari, «io sono sempre stato contrario alle larghe intese, ma oggi si è creata una situazione ideale e credo che queste siano necessarie per scelte riguardanti alcuni settori». Sul nome da proporre per la presidenza dell’Autorità portuale, invece, Biasotti ammette di avere in mente «un asso nella manica»,00 ma preferisce non esprimersi in attesa del tavolo comune bipartisan: «Condivido le indicazioni uscite su alcuni candidati come Enrico Musso e l’avvocato Luigi Cocchi, mentre non gradisco un presidente espressione del Partito democratico perché rischierebbe di fare scattare un attacco delle forze politiche avversarie a prescindere dalla persona. Non capisco, fra l’altro, quali titoli avrebbe l’assessore Luigi Merlo che non ha competenze specifiche». Bocciato anche Mario Margini: «Ottima persona, ma bisognava pensarci un anno prima». E su eventuali «primarie» proposte da Claudio Burlando, Biasotti si dice contrario: «Non c’è tempo, e non credo che debbano essere i cittadini a esprimersi su una candidature particolare come questa, che è politica ma anche tecnica».

Gli scenari, comunque, sono in evoluzione anche al di là dell’ambito portuale, ma il numero uno degli arancioni nega la confluenza nel nuovo soggetto politico di Silvio Berlusconi: «Siamo un movimento con radici locali, abbiamo tutti i requisiti per mantenere la nostra identità».

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