La Bibbia istoriata. E la Parola di Dio si fece immagine

In mostra l'esemplare miniato dell'Antico Testamento più prezioso del Medioevo

La Bibbia istoriata. E la Parola di Dio si fece immagine

La parola, anche quella di Dio, a volte deve farsi immagine per essere compresa meglio dall'uomo. Accadeva con i cicli di affreschi dedicati alle vite dei profeti, del Cristo o dei santi; ed è quello che hanno fatto per secoli gli esemplari di Biblia pauperum, le Bibbie dei poveri, che presentavano immagini con episodi dell'antica storia di Israele e dei Vangeli ad uso degli illetterati, o le Bibbie illustrate e miniate che nel Medioevo - con una tradizione nata in Francia alla fine del XII secolo e poi arrivata in Italia - sovrani, principi, alti prelati e ricca nobiltà commissionavano ai migliori artisti e artigiani per proprio diletto.

E fra le Bibbie illustrate, che con brevi testi e molte immagini riassumevano scena per scena il racconto sacro, ce n'è una considerata la più bella e preziosa di tutte, unica al mondo, che ha un enorme valore dal punto di vista storico, artistico e bibliofilo. È la Bibbia istoriata padovana. Realizzata nell'ultimo decennio del Trecento e commissionata dalla famiglia dei Da Carrara - quando Padova, la Urbs picta, era popolosa quanto Parigi, quando fra l'Università e la biblioteca della Basilica del Santo possedeva un patrimonio librario incomparabile con la maggior parte delle altre città italiane, quando ospitava Francesco Petrarca e quando gli occhi di tutti i cittadini condividevano l'immaginario visivo degli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni e quelli di Giusto de' Menabuoi nel Battistero - la Bibbia è costituita da un magnifico manoscritto miniato con 873 "vignette" che fu smembrato in due parti, forse nel XVI forse nel XVII secolo. Le quali attraverso mille peripezie arrivarono una nella Biblioteca dell'Accademia dei Concordi di Rovigo e l'altra alla British Library di Londra, dove noi l'abbiamo vista a settembre. La prima, quella rodigina, contiene l'incipit della Bibbia, ossia la Genesi, oltre al Libro di Ruth: sono 24 fogli e 344 vignette; la seconda, quella inglese, riporta la parte centrale del Pentateuco (Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio) e il Libro di Giosuè: 86 carte illustrate, impreziosite dal 529 immagini miniate. Probabilmente esistevano altri libri, ma nessuno sa dove siano finiti.

Oggi le due metà di quel volume straordinario si riuniscono per una grande mostra nella città in cui tutto cominciò, Padova: ha come titolo La bibbia istoriata padovana. La città e i suoi affreschi ed è da poco aperta nel grande Salone dei Vescovi del Museo Diocesano (fino al 19 aprile 2026). Curata da Alessia Vedova con la collaborazione scientifica di Federica Toniolo e promossa dalla Fondazione Cariparo, che ha ottenuto la determinante collaborazione delle due istituzioni che custodiscono la Bibbia, l'esposizione permette di ammirare una accanto all'altra le due porzioni separate da secoli e, in una sala immersiva, rivivere l'ambiente storico e artistico - oggi diremmo intellettuale - della Padova del Trecento, mentre nella Veranda del Palazzo Vescovile "scorrono" le pagine della Bibbia, in fac simile, così da seguire lo svolgimento delle storie illustrate.

Realizzata con pergamena costosissima da miniatori di grande esperienza (si pensa che le mani siamo di tre artisti: a Padova era attiva una famosa bottega) che disegnano prima a matita o a grafite e poi stendono il colore a tempera e infine la lamina d'oro, e da un amanuense per il lavoro di scrittura, la Bibbia istoriata - già ribattezzata "Bibbia a fumetti", una sorta di graphic novel ante litteram - ovviamente privilegia l'elemento narrativo rispetto a quello teologico. È un riassunto del racconto biblico attraverso un corredo di miniature (sono vignette quadrate, dentro una cornice rossa, di solito quattro per pagina) che danno forza al testo. Le immagini sono come fotografie della Padova del Trecento: gli abiti, gli attrezzi (quelli con cui ad esempio viene costruita l'Arca di Noè), i materiali e le architetture sono quelli degli artigiani e degli edifici della città del tempo (persino i camini sono quelli "a torre" di Monselice...); così come i personaggi non sono quelli della storia biblica ma della Padova medioevale, quella della città e della campagna. "Ci sono le banche, i riti dei matrimoni, i modi di coltivare il terre", spiega Federica Toniolo, storica dell'arte medioevale e coordinatrice scientifica della mostra. E la lingua del testo non è il latino, come in tutte le altre Bibbie illustrate precedenti, ma un italiano volgare con inflessioni venete, in un'epoca in cui il fiorentino non era ancora assurto a lingua letteraria della Penisola, che didascalicamente riassumono gli episodi dell'Antico Testamento: non è infatti raro leggere il rinvio a "Como qui si è depento".

La Bibbia istoriata, figlia di una committenza laica (a ordinarla fu molto probabilmente Francesco Novello da Carrara), non è un testo sacro, ma un'opera d'arte di rappresentanza, un manufatto di grande raffinatezza che doveva testimoniare la ricchezza e la fama dei Carraresi, Signori della città e grandi mecenati.

"Ma è un libro che nello stesso tempo dimostra anche lo stretto legame tra fede e cultura - rimarca don Lorenzo Celli, vicario del vescovo di Padova -. Senza la fede non sarebbe stato creato un simile capolavoro, ma senza la cultura non si sarebbe potuto dare luce alla parola".

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica