La Bigelow fa il pieno di Oscar e ruba la scena all’ex marito

Claudia Laffranchi

Los AngelesÈ stata la notte di Kathryn Bigelow, la prima donna a vincere l’Oscar come miglior regista, e di Sandra Bullock, la regina della commedia romantica che è stata premiata per il suo ruolo drammatico in The Blind Side. La Bigelow, la cui pellicola The Hurt Locker ha conquistato anche l’Oscar per il miglior film e altre quattro statuette (sceneggiatura, montaggio, missaggio sonoro e montaggio sonoro) è la quarta regista ad aver ottenuto una nomination dopo Lina Wertmüller per Pasqualino Settebellezze, Jane Campion per Lezioni di piano, e Sofia Coppola per Maria Antonietta. La regista americana, che è anche un’affermata pittrice, nonché probabilmente la più bella cinquantanovenne al mondo, ha così vinto il testa a testa con l’ex marito James Cameron, candidato per Avatar (che ha portato a casa tre statuette: fotografia, art direction, effetti visivi), e per di più con un film d’azione, un genere in cui le donne registe sono più uniche che rare. Cameron, che è sembrato sinceramente felice per l’ex moglie all’annuncio della sua vittoria, può però consolarsi con il fatto che Avatar è il film di maggior successo della storia del cinema, con un totale di oltre due miliardi e mezzo di dollari, mentre The Hurt Locker, che narra le vicende di una squadra di artificieri in Irak, finora ha incassato solo ventun milioni. Gli altri contendenti al premio principale erano Bastardi senza gloria, Tra le nuvole, Precious, The Blind Side, District Nine, An Education, A Serious Man e Up, mentre Quentin Tarantino, Jason Reitman e Lee Daniels erano gli altri registi candidati.
Sandra Bullock, che nel 2009 ha sbancato il botteghino con The Blind Side (251 milioni di dollari) e The Proposal (314), è anche la prima attrice ad aver vinto nelle stesso anno sia l’Oscar che il Razzie, il premio per i peggiori film, per la sua interpretazione in All About Steve. Alla Bullock, che sabato ha dimostrato il suo senso dell’umorismo andando a ritirare il Razzie di persona, va anche il riconoscimento per il miglior discorso di ringraziamento della serata: signorile nell’omaggiare le altre candidate (Meryl Streep, Helen Mirren, Carey Mulligan, Gabourey Sidibe) e la famiglia texana di cui ha interpretato la matriarca; commosso nel riconoscere il marito e ricordare la mamma che la costringeva a studiare danza e piano e che le ha insegnato la tolleranza nei confronti altrui; divertente nel definire Meryl Streep la sua amante dopo il bacio sulla bocca che si sono scambiate a una serata di gala in gennaio; e nobile nel lodare le madri che si occupano di bambini che non sono i loro come se fossero i propri figli - un omaggio alla protagonista del film ma anche una strizzatina d’occhio alla sua situazione personale, come madre putativa dei figli avuti dal marito Jesse James da precedenti relazioni.
Più prevedibili gli altri premi principali, già preannunciati dalle vittorie ai Golden Globes: Jeff Bridges ha vinto come miglior attore protagonista per Crazy Heart, lasciando a mani vuote George Clooney (Tra le nuvole), Colin Firth (A Single Man), Morgan Freeman (Invictus) e Jeremy Renner (The Hurt Locker). Migliori attori non protagonisti si sono confermati i dominatori della stagione Mo’Nique per Precious, e Christoph Waltz per Bastardi senza gloria.
Come previsto Up ha vinto l’Oscar per il miglior film di animazione, mentre miglior film straniero, a sorpresa, è risultato l’argentino El Secreto de sus ojos, che ha avuto la meglio sui favoriti della vigilia, Un profeta e Il nastro bianco.
Anche due italoamericani si sono portati a casa un Oscar: Michael Giacchino, per la colonna sonora di Up, e Mauro Fiore, il direttore della fotografia di Avatar, che ha ringraziato i genitori che sono emigrati in America «con quattro valigie e un sogno», e che sul palco ha sfoggiato un po’ di italiano: «Un gran saluto all’Italia, viva l’Italia, un grande abbraccio». Gli altri candidati italiani erano Aldo Signoretti e Vittorio Sodano per il trucco del Divo, una categoria dove ha vinto Star Trek, e lo sceneggiatore Alessandro Camon, autore con Oren Moverman del copione di The Messenger.

La migliore sceneggiatura originale è risultata però quella di The Hurt Locker, scritta dall’ex giornalista inviato in Irak Mark Boal, mentre l’Oscar per il miglior adattamento è andato a Geoffrey Fletcher per Precious, tratto dal romanzo omonimo di Sapphire.

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