BresciaHa scelto un campo di granturco nella campagna di Lonato in provincia di Brescia. È lì che domenica sera ha fermato lauto, ha fatto scendere il cane e la sua bimba di tre anni: ha sparato a entrambi e poi a se stesso. Alberto Fogari 44 anni non ce la faceva a separarsi da sua figlia, come invece aveva stabilito il giudice nella causa di separazione: Nicole affidata alla mamma Sara e per lui week end e periodi spot. Un verdetto che non accettava, tanto da trasformarlo in una condanna a morte. Per sé e per la sua piccola.
I corpi sono stati trovati allalba di ieri, da un agricoltore che aveva sentito gli spari la sera prima, poco prima delle 21, come avrebbe detto poi ai carabinieri. «Bracconieri», aveva pensato sul momento, lasciando perdere, Mauro Gallina. E invece non era così, e lo ha capito la mattina dopo, uscito per il lavoro nei campi: una macchina ferma e con le portiere aperte e corpi che affiorano nella vegetazione. Dopo aver pensato a qualche zingaro che si era addormentato dopo una notte di bagordi, ha sobbalzato alla vista della strage e del sangue. E ha urlato, richiamando la figlia 22enne e altra gente dalle cascine più vicine.
Per lesecuzione Fogari ha usato uno dei suoi fucili automatici, regolarmente denunciati. Prima ha abbattuto il cane con un colpo al muso, poi ha sparato alla schiena della figlia: in tutina gialla chiazzata di sangue, Nicole teneva ancora il guinzaglio azzurro del setter tra le mani. Fogari non si è ucciso subito, ha lasciato che trascorresse qualche minuto prima di infilarsi la canna del fucile in bocca e premere il grilletto. Forse è stato lì ha contemplare i corpi, a contemplare la sua vita giunta al capolinea. O forse è in quei pochi attimi che ha compilato il biglietto lasciato sul cruscotto della Mitsubishi Space Star: «Cara Nicole, là saremo sempre insieme, io, te e il cagnolino». E poi, qualche riga scritta velocemente a biro per salutare la sua attuale compagna Cristina, incontrata dopo la rottura con Sara, e il figlio di lei Cristian con i quali conviveva a Brione, piccolo paese allinizio della Valtrompia.
Il dramma di Sara, la mamma di Nicole, era cominciato la sera prima. Aspettava il ritorno di Alberto con la figlia, prelevata per il week end. Avrebbe dovuto riportarla per le diciannove. Ma lauto dellex compagno non si vedeva. E il cellulare restava muto. Sara ha chiamato a ripetizione fino a notte fonda, senza mai trovare la linea. Allora non le è rimasto altro che andare dai carabinieri. E aspettare, in una lunga notte senza sonno. La mattina langoscia si muta in tragedia, in quel dolore assoluto che solo la morte di un figlio provoca.
Quella di Esenta di Lonato appare come una tragedia senza presagio. Era Alberto ad avera scritto su una pagina di Facebook che non importava «quanto lontano sei andato su una strada sbagliata» perché si può sempre tornare indietro. Forse lo pensava davvero.
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