Treviso - «Questo biglietto non è valido, alla prossima fermata scendi». Il controllore a bordo dell’autobus è un tipo tosto e farebbe anche bene il suo mestiere se non fosse per un piccolo, non del tutto insignificante, dettaglio: il cliente in questione è un’alunna di quinta elementare che ha appena finito la giornata di scuola e, come sempre, è sulla corriera che dovrebbe portarla a casa.
Niente da fare, il controllore della società La Marca, che gestisce il servizio di scuolabus a Oderzo (Treviso), è inflessibile: quella bimba di dieci anni è in possesso di un biglietto vecchio, che costa trenta centesimi in meno di quello regolare, e quindi va punita severamente. In linea teorica il servizio prevede il trasporto dalla scuola elementare «Brandolini» di Oderzo fino a Meduna, dove l’alunna vive. Stavolta il viaggio dura molto meno e, alla fermata successiva, la piccola si ritrova abbandonata in un posto che non conosce e che è lontano da casa.
A mali estremi, estremi rimedi. «Mamma, il controllore mi ha fatto scendere dal pullman - racconta disperata al telefono - ti prego vienimi a prendere». Immaginabile la reazione della madre: prima si precipita a recuperare la figlia, si assicura che stia bene e poi s’incavola, giustamente, di brutto.
«È un fatto gravissimo - ha detto alla Tribuna di Treviso - mia figlia è stata mollata in strada, in un posto dove non conosceva nessuno. E quelli della società che gestisce il servizio non si sono nemmeno degnati di avvertirmi. Ma vi pare il modo di comportarsi? Se proprio ritenevano che il comportamento fosse scorretto, avrebbero potuto farle la multa ma portarmela a casa. Che poi, per la verità, quel biglietto l’ho comprato a maggio in un’edicola a Motta di Livenza e nessuno mi ha comunicato variazioni. Per fortuna che mia figlia aveva il cellulare...».
«Voglio vedere in faccia quel controllore - ha rincarato la dose il papà - è una questione di coscienza. Mia figlia ha solo dieci anni, quell’uomo deve prendersi la responsabilità di ciò che ha fatto. L’azienda tra l’altro non si è degnata neppure di parlarci. Ma non finisce mica qui».
Già, non finisce qui.
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