(...) di via Natta e via Terzaghi sono spenti e le auto «sfrecciano come se fossero a Indianapolis», scherza Giorgia, una ragazza di quasi quindici anni che ha fretta di tornare a casa «altrimenti i miei genitori mi sgridano». Lungo via Natta incontro Simone. «Sono andato a Bonola a comprarmi questo», dice tirando fuori un gioco della Play Station ancora incellofanato. È un fiume di parole: racconta che ha 17 anni, che «finalmente la scuola è finita e sono iniziate le vacanze», che quando è scattato il black out si trovava in ascensore. «Fortunatamente - spiega sorridendo - quando salta la luce lascensore di casa mia arriva fino al piano terra e le porte si aprono, altrimenti sarei stato costretto ad aprirle a spallate». Mi mostra una scorciatoia, così arriviamo velocemente in via Trenno. Unanziana sta abbassando la saracinesca del suo alimentari. «Oggi si chiude prima: qui dentro, al buio, non ci sto».
Verso le 18.15 lAem interviene, inizia a tornare la corrente in alcune abitazioni. «La causa del guasto - comunica la società - va addebitata a una ruspa che, durante i lavori, ha danneggiato accidentalmente un cavo di media tensionei». In via Trenno cè lAntica trattoria Lampugnano. Su una bacheca di lavagna, «cucina casalinga» è scritto in gesso. «Siamo senza luce da più di mezzora - spiega il titolare, Lorenzo - e sono preoccupato per il cibo che abbiamo nei frigoriferi». In cucina cè un gran trambusto: si tirano fuori i dolci e i prodotti surgelati dal freezer. «Se si scongelano dovranno essere consumati entro questa sera - spiega Lorenzo -. Personalmente preferisco buttare qualche torta piuttosto che far star male i clienti». In viale SantElia i semafori sono ancora spenti: attraversare è un po pericoloso. Luigi ha 63 anni, fa il parrucchiere e sta fumando una sigaretta, sotto linsegna al neon del suo negozio, insieme a un cliente. «Armando è un habitué - racconta Luigi - e non si arrabbia se finisco di tagliargli i capelli quando torna la luce: al buio non riesco proprio a lavorare».
Alle 18.30 tutto è sistemato. In via Benedetto Croce qualcuno, però, staziona ancora sul balcone e non accenna a rientrare in casa. «Fa troppo caldo dentro», sbuffa Vito lasciandosi cadere su un seggiolino di plastica gialla. «È tutta colpa dellafa: al telegiornale dicono di bere dieci o dodici bicchieri dacqua al giorno, ma non cambia un granché». In effetti, il termometro segna 30 gradi alle 18.30.
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