«Black out di gas? Il rischio non c’è, per ora...»

L’allarme è stato lanciato pochi giorni fa. «Rischiamo dei black out di gas: il sistema di approvvigionamento è andato in crisi lo scorso inverno, si è dovuto ricorrere alle risorse strategiche, e il fenomeno potrebbe ripetersi con un rischio di interruzioni», ha detto l’amministratore delegato dell’Enel, Fulvio Conti, in commissione attività produttive alla Camera. Potrebbero esserci dei black out a Milano, dunque? Secondo Ennio Macchi, docente di Conversione dell’energia al Politecnico, «il rischio non c’è nell’immediato ma potrebbe esistere in futuro». «La domanda è in aumento e non lo sono altrettanto le forniture. In caso di emergenza c’è un margine di manovra: le grandi aziende ottengono il gas a prezzo ridotto se accettano di essere «staccate» quando il sistema va in sofferenza». Uno strumento, spiega il professore, che allontana il rischio dei black out. Per ora. «La domanda di gas continua a crescere. Se non vogliamo rischiare di mettere in crisi il sistema, dovremo aumentare le importazioni. I modi sono due: far entrare più gas naturale attraverso i gasdotti o importare gas liquido, che va poi trasformato». Servono per questo degli impianti, i rigassificatori. In Italia ce n’è uno soltanto, in Liguria. I progetti per aprirne altri sono bloccati per timori di effetti sull’ambiente.

«Non succede lo stesso in Francia, Spagna o Giappone», conclude Macchi.
In città, la maggior parte del gas è distribuito dall’Aem. Nessun esperto dell’azienda ha voluto parlare con il Giornale del rischio black out.

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