Blitz di Bruxelles, nel mirino i colossi del gas

Primo contraccolpo della crisi delle forniture di metano nell’inverno scorso

Paolo Giovanelli

da Milano

La «spazzolata» della Commissione europea alle grandi imprese del settore del gas è arrivata a freddo, forse la più importante degli ultimi anni: la grande crisi del gas che ha colpito tutta l’Europa nello scorso inverno ora comincia a dare i suoi contracolpi. Martedì gli ispettori del commissario europeo alla Concorrenza Ue, Neelie Kroes, hanno bussato a sorpresa alle porte di sette grandi gruppi del gas. Venti «siti» sono stati ispezionati in cinque Paesi. Gli uffici dell’Eni, delle tedesche Ruhrgas (controllata da E.On) e Rwe, della francese Gaz de France, delle belghe Distrigaz (controllata dalla francese Suez) e Fluxis e dell’austriaca Omv sono stati setacciati alla ricerca di prove di possibili accordi per escludere i concorrenti dal mercato del gas, di abuso di posizione dominante o di manovre per impedire l’accesso di altri gruppi alle infrastrutture. «Si stanno verificando le violazioni e sembra che sia una cosa seria - ha commentato un legale romano, secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg - l’accesso al mercato del gas è una grossa questione e in ogni nazione c’è ben poca competizione». Gli ispettori dell’Antitrust Ue hanno compiuto anche una «visita» nelle società elettriche ungheresi Mvm e Mavir, che fanno capo allo Stato.
Tutti gli interessati hanno ammesso le ispezioni di Bruxelles e anche l’Eni nel tardo pomeriggio di ieri ha emesso tramite le agenzie di stampa un comunicato in cui affermava che «la Commissione europea ha effettuato un’ispezione presso la divisione Gas and power» e che «l’Eni ha fornito tutto il supporto richiesto ai funzionari dell’Unione europea». Nelle ore precedenti si erano diffuse voci di ispezioni anche a Snam Rete Gas, peraltro smentite. Gdf ha dichiarato di aver «ricevuto martedì la visita di agenti della Commissione europea nel quadro dell’indagine settoriale da lei condotta da più di un anno».
Secondo un portavoce Ue potrebbero passare da diversi mesi a un anno prima che venga deciso se aprire una procedura di infrazione per «chiusura del mercato delle infrastrutture del gas e pratiche anticoncorrenziali concertate tra gli “incumbent”, che potrebbero risultare nella spartizione dei mercati». Ma ha anche sottolineato che l’Antitrust Ue sta «affilando i suoi denti» e «sta prendendo sul serio il suo attacco alle pratiche contro la concorrenza». Le norme Ue prevedono che in questi casi la Commissione possa decidere una multa che può arrivare fino al 10% del fatturato annuo del gruppo incriminato. Di fatto, finora le penali non hanno superato il 2-3% del giro d’affari.
Lo scorso 15 febbraio l’Autorità antitrust italiana aveva inflitto all’Eni una multa da 290 milioni di euro per aver limitato l’accesso al suo gasdotto che trasporta il gas algerino.

Eni dispone di altri gasdotti che collegano l’Italia con la Russia, l’Olanda e la Libia. E solo la settimana scorsa la belga Distrigaz era stata accusata di abuso di posizione sul mercato perché usava contratti a lungo termine per impedire l’ingresso dei concorrenti.

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