Boeri non piace ai cattolici e il Pd mette in pista Onida

La prima grana del Pd è il voto cattolico. É con i consensi centristi - non necessariamente targati Udc - che i democratici dovranno misurarsi per arrivare alle Comunali coltivando qualche speranza di vittoria.
Il problema è che i due candidati in pista finora, Stefano Boeri e Giuliano Pisapia, non sembrano abbastanza capaci di rassicurare su questo punto. E quindi dall’interno del partito sta facendosi largo l’ipotesi di candidate Valerio Onida, ex presidente della Corte Costituzionale, sponsorizzato dal gruppo dei novanta intellettuali riuniti da Riccardo Sarfatti, l’ex candidato governatore che non a caso si è mostrato scettico sul metodo scelto per arrivare alla discesa in campo di Boeri. Con Sarfatti ci sono nomi di peso, come Francesco Saverio Borrelli, Rosellina Archinto, Giorgio Galli. Un movimento non sgradito - pare - a Filippo Penati, che puntando sul divide et impera non avrebbe del tutto rinunciato a una nuova candidatura.
In realtà per Pisapia il problema del voto cattolico non si pone neppure. Basterà dire che per lui e i suoi sostenitori la priorità sono il registro delle unioni civili «aperto anche agli omosessuali». Un tema che l’avvocato ha inserito nel programma proprio mentre chiedeva un’alleanza allargata fino all’Udc. Ha ovviamente un’idea diversa il segretario provinciale dell’Udc, Alessandro Sancino: «Pensa che le urgenze di Milano siano queste? Forse lo sono per qualche salotto». Per concludere che con un Pd «laicista e libertario» l’alleanza non ci sarà «neanche a parlarne». A giudicare dai numeri delle ultime elezioni, invece, il piccolo serbatoio centrista è indispensabile non per Pdl e Lega, che hanno vinto le ultime elezioni (politiche, europee, regionali e provinciali) facendone a meno, ma per un centrosinistra che voglia seriamente impensierire lo schieramento avversario. E questo non lo dice il Giornale, ma uno dei più autorevoli esponenti (anzi, ex esponenti) democratici, Massimo Cacciari, che anche ieri, a proposito di Stefano Boeri ha dichiarato: «Un’ottima candidatura, molto forte e autorevole. Ma è del tutto evidente che per poter vincere a Milano è necessaria una sinistra che abbia un rapporto organico col centro. Anche se è difficile che l’Udc accetti una candidatura che non è stata discussa con loro». Stabilito che non se ne parla nemmeno se si tratta di Pisapia, resta il caso di Boeri. Può intendersi con i cattolici? Può trovare accordi e - anche al di là dell’Udc - avere la credibilità per chiedere il consenso del voto cattolico. Lui ne è convinto ma sebbene conservi un profilo tecnico, l’architetto sembra appartenere a quell’ambiente laico-repubblicano (nel senso del quotidiano) e «azionista» che non è il massimo per l’area cattolica. E infatti in calce a un appello per un Pd più laico, vergato nel 2008 da personalità come Ignazio Marino, Umberto Veronesi, Mercedes Bresso e altri spunta anche il suo nome.

Lui minimizza sull’appello: «Non ricordo, può darsi», e soprattutto sul tema: «Sono laico, ma non devo rassicurare nessuno, dico solo che ho un’esperienza di lavoro bellissima con persone di fede cattolica, anche non appartenenti al centrosinistra, per esempio a Comunione e Liberazione. E stiamo lavorando al programma con persone attente alla sensibilità cattolica».

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