Milleduecento euro in bolletta gli sono costati una crisi depressiva che lo ha portato addirittura al suicidio. È finita tristemente una vicenda di carattere burocratico che stava venendo sanata dallintervento del giudice di pace e che ha visto Enrico Pescio, un uomo di 80 anni residente nella provincia di Savona, togliersi la vita perché non riusciva a sopportare quellaffronto.
Pescio aveva ricevuto qualche mese fa una bolletta del telefono di casa da Telecom, pari a milleduecento euro. Cifra sconsiderata per lutilizzo della linea telefonica che veniva fatta dallanziano signore. Un probabile malinteso delloperatore oppure la linea clonata, come spesso succede, che aveva fatto lievitare la tariffa ad una cifra da capogiro. 40, 50 euro al massimo quello che lottantenne pagava bimestralmente, giusto i soldi per il canone fisso e le chiamate ai due figli. Poi, improvvisamente, quella cifra in busta che lo aveva portato a fare ricorso rivolgendosi al tribunale per risolvere la vertenza aperta con il gestore. Un affronto talmente grande per luomo, per cui, visti i tempi in cui la causa doveva discutersi, lo aveva quasi portato a sanare il presunto debito per chiudere la storia ed evitare qualsiasi affronto.
Tutto mentre la vittima della burocrazia veniva raggiunto da un altro avviso di pagamento. Questa volta una multa per uninfrazione stradale presa a Como, città nella quale il malcapitato non era mai stato peraltro non possedendo neppure unautomobile, ma solo unape. Così, proprio nel giorno in cui il giudice di Pace di Genova stava discutendo e decidendo sulla sua bolletta gonfiata, Emilio Pescio è uscito dalla sua casa in campagna, ha preso il fucile e si è nascosto nel bosco dietro la sua abitazione sparandosi tra gli alberi di castagno perché non riusciva più a reggere la tensione.
Emilio non è riuscito neanche a sapere quale esito abbia avuto la vicenda perché, mentre i figli cercavano di rintracciarlo per dirgli: «Papà è finita, abbiamo vinto noi.
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