Bombe islamiche sui treni, 163 morti a Bombay

Stato d’allerta in tutto il Paese. La condanna di Musharraf: «Attentati deprecabili»

Marta Ottaviani

L’India torna a vivere l’incubo del terrore. E lo fa pagando un prezzo altissimo. Ieri pomeriggio almeno 163 persone hanno perso la vita a Bombay a causa di sette ordigni esplosi quasi simultaneamente sulla rete ferroviaria. I feriti sono oltre 460. La furia dei terroristi si è abbattuta sulle centinaia di migliaia di pendolari che ogni giorno affollano i treni della metropoli indiana. Le deflagrazioni si sono verificate, a distanza di pochi minuti l’una dall'altra, tra le 18 e le 18.30 locali. Gli ordigni sono stati tutti piazzati su carrozze di prima classe, le uniche dove sia possibile abbandonare una borsa e non rimanere incastrati in quella marea umana.
La dinamica dell’attentato ricorda quella delle stragi di Londra e Madrid. Gli attacchi hanno colpito il sistema ferroviario di Bombay (che ora si chiama Mumbai). Secondo la prima ricostruzione, le esplosioni si sono verificate sia a bordo di treni sia in stazioni ferroviarie nelle località di Khar, Mahim, Jogeshwari, Matunga, Borivari e Bhayandar, e in una stazione metropolitana vicino a Khar. La linea ovest della ferrovia di Mumbai è stata chiusa. Secondo alcune testimoianze, una vettura è stata completamente devastata nella stazione di Borivari.
Ad aumentare il terrore c’è anche una macabra coincidenza: anche questa nuova strage è legata al numero 11. Dopo l’11 settembre di New York e l’11 marzo di Madrid, adesso l’India piange l’11 luglio di Bombay. Una combinazione che sembra assumere connotati fin troppo reali, se si pensa che i principali indiziati sono i terroristi separatisti del Lashkar-i-Taiba, un gruppo formato da veterani della Jihad islamica nel 1988 e considerato il braccio di Osama Bin Laden in Kashmir, che in passato si è già reso protagonista di diversi attentati.
Questa ennesima strage a Bombay, che da tre anni non viveva più la strategia del terrore, potrebbe portare ancora una volta la firma dei separatisti, intenzionati a minare il processo di pace in corso fra India e Pakistan.
Per questo motivo ieri il presidente pachistano Pervez Musharraf e il primo ministro Shaukat Aziz hanno condannato gli attentati di Bombay definendoli «un deprecabile atto di terrorismo». Tutte le piste per il momento sembrano portare al Lashkar-i-Taiba. Fonti della polizia hanno riferito di aver fermato, dopo la quinta esplosione, un uomo, Mohammed Afzal, che sarebbe tra i responsabili. Il militante, proveniente dal distretto settentrionale di Baramulla, ha raccontato di essere stato reclutato per partecipare agli attacchi dal Lashkar-i-Taiba.
Intanto la formazione terroristica ha fatto sapere, per bocca del suo portavoce, Abdullah Gaznavi, che condanna gli attacchi definendoli «disumani». «La nostra battaglia è contro le truppe indiane e nessun altro», ha detto, negando che Azfal abbia agito per conto del gruppo.
Il ministro dell’Interno di New Delhi, Shivarj Patil, ha invitato la popolazione a mantenere la calma e a proseguire le normali attività.

Le autorità indiane hanno decretato lo stato di emergenza in tutto il Paese. Il primo ministro indiano Manmohan Singh ha convocato una riunione d’emergenza del governo, dichiarando che sarà fatto di tutto per sconfiggere i piani diabolici dei terroristi.

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