Boni: «Nel ’98 Lodi vicina al fallimento»

L’interrogatorio dell’ex direttore generale aggiornato al 21 giugno

da Milano

Colpo di scena «retrospettivo» nell’interrogatorio di Gianfranco Boni da parte dei magistrati che indagano sulla scalata ad Antonveneta. L’ex direttore generale della Bpi ha raccontato che nel 1998, ai tempi dell'Opa sulla Popolare di Crema, la Banca Popolare di Lodi, come allora si chiamava, è stata a un passo dal fallimento.
Lo stesso Boni e l’amministratore delegato Gianpiero Fiorani, vista la situazione finanziaria della banca, valutarono addirittura se portare i libri alla Banca d’Italia: la vicenda è stata riferita dall’ex direttore generale, a quanto si è appreso, nel corso dell'incidente probatorio a porte chiuse, che è proseguito ieri ed è stato poi aggiornato al 21 giugno. Un interrogatorio sofferto; l'ex braccio destro di Fiorani, parlando della «sua squadra» avrebbe avuto, in un paio di occasioni, qualche attimo di commozione, interrompendosi.
Nel corso del lungo confronto, comunque, Boni ha confermato quanto già dichiarato dall'ex banchiere lodigiano sulle operazioni Antonveneta, Bnl, sui rapporti con i politici, con l'ex governatore Antonio Fazio. Giovedì, in particolare, l’ex direttore generale della Lodi avrebbe raccontato un altro curioso episodio: l’abitudine cioè di custodire per le «necessità diverse» somme in contanti in uno scatolone di cartone che teneva su un armadio nel suo ufficio, a Lodi. Ed è da lì che avrebbe prelevato 250mila euro da consegnare a Fabrizio Palenzona per i suoi contatti con i politici.
Alle domande dei pm, ha fatto seguito il controesame di Boni da parte dei legali di Bpi, parte offesa nella vicenda.

Nel corso delle udienze che sono state fissate per mercoledì e venerdì prossimo l'incidente probatorio dovrebbe arrivare a conclusione con le domande che arriveranno soprattutto da parte dei difensori delle persone coinvolte nell'inchiesta, chiamate in causa per lo più dallo stesso Boni e, prima di lui, da Fiorani.

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